Nel panorama dell’arte buddhista, profondamente intrecciata con la dimensione spirituale e simbolica, ogni dettaglio visivo veicola significati che trascendono la semplice rappresentazione. Questo mese, dedicato alla salute mentale e all’ascolto, ci invita a soffermarci su un simbolo ricorrente e particolarmente evocativo: l’orecchio.
Nell’arte buddhista, originariamente aniconica, ossia priva di raffigurazioni dirette del Buddha, i primi secoli videro la diffusione di simboli come l’albero della bodhi, la ruota del dharma o le impronte dei piedi, che suggerivano la sua presenza senza mostrarne le sembianze. Solo a partire dal I secolo a.C., prima in India nord-occidentale e poi in Asia centrale e orientale, comparvero le prime rappresentazioni “iconiche” del Buddha in forma umana.
Tra gli elementi distintivi di queste raffigurazioni troviamo le grandi orecchie con i lobi allungati, un tratto ricco di significati. Secondo la tradizione, il giovane Siddhartha Gautama, principe dei Sakyas, portava gioielli pesanti e sontuosi, tra cui orecchini d’oro che, col tempo, avevano deformato i lobi. Dopo aver rinunciato alla sua vita di agi e ricchezze, spogliatosi di ogni ornamento per intraprendere il cammino spirituale, i grandi lobi rimasero come segno visibile della sua scelta radicale. Sono dunque simbolo di rinuncia, del distacco dai beni materiali e del passaggio a una vita ascetica.
Ma le orecchie del Buddha parlano anche di altro. Nella tradizione iconografica e nella lettura simbolica, i lobi allungati sono anche espressione di ascolto profondo, empatia e saggezza. Buddha, chiamato anche Sakyamuni, “il Saggio dei Sakyas”, era colui che sapeva ascoltare il dolore del mondo, accogliere le domande interiori e offrire risposte che nascevano dal silenzio e dalla compassione.In chiave simbolica, le orecchie diventano così il ponte tra l’interiorità e il mondo esterno, strumenti sensibili che raccolgono vibrazioni, parole e silenzi. Il loro significato va oltre l’apparenza: rappresentano la capacità di ascoltare sé stessi e gli altri, di mettersi in relazione autentica con ciò che accade dentro e fuori di noi.
In questo senso, l’ascolto, come atto mentale, emotivo ed energetico, diventa cura, connessione, consapevolezza.
Copertina collage di Thangka del Sakyamuni Buddha di Annalisa Ippolito


