Colorare un mandala non è soltanto un’attività creativa, è un gesto che coinvolge profondamente il nostro essere, un gesto semplice ma potente che conduce verso il centro di noi stessi. Il mandala è uno strumento che può aiutarci a unificare le dualità e gli opposti che abitano dentro di noi, a dare una forma ordinata al nostro caos interiore, ci accompagna a ritrovare armonia, equilibrio e centratura, migliorando la concentrazione e favorendo la calma. Colorare un mandala influisce sulle emozioni intense stabilizzandole, riequilibra i due emisferi del cervello, attivando la creatività e la connessione con il momento presente, conoscere meglio noi stessi e accompagnare il nostro processo evolutivo.
È particolarmente utile in quei momenti in cui sentiamo il bisogno di fare il punto della situazione, specie durante crisi, malattia o confusione; o quando abbiamo bisogno di fermarci e prenderci una pausa dalla routine affannata; oppure ci può aiutare a riconciliarci con noi stessi e con la vita, attraverso un dialogo più gentile con il nostro mondo interiore.
Entrare nel cerchio simbolico del mandala cambia qualcosa nel nostro modo di “stare” non solo di essere. È come varcare una soglia invisibile che ci conduce verso uno spazio più calmo, più silenzioso, più autentico. Il mandala è un supporto alla meditazione, ma anche una forma di meditazione attiva. Ogni gesto, ogni colore, ogni forma tracciata ci riporta al tempo presente, ci invita ad ascoltare con delicatezza ciò che accade dentro di noi.
Colorare diventa allora un modo per abitare il tempo in modo diverso. Viviamo un’esperienza che ci mette in contatto con il ritmo del nostro essere, con il fluire della nostra attenzione, con la qualità del nostro respiro.
L’importante è lasciare andare il giudizio e semplicemente metersi in gioco. Lasciare che i colori parlino, che le mani si muovano da sole, che l’occhio segua il piacere e la curiosità. Prima di iniziare, possiamo fermarci un attimo a sentire come stiamo. E alla fine, notare se qualcosa è cambiato. Spesso, anche senza rendercene conto, il colore, la forma e il silenzio ci aiutano a trasformare uno stato confuso o agitato in una condizione più centrata e armoniosa.
Per cominciare servono davvero poche cose: qualche matita colorata, un pennarello, un foglio stampato, e un po’ di tempo per sé. Ma ciò che nasce da questo gesto semplice ci insegna come tempo e spazio siano intrecciati, come il dentro e il fuori si parlino.
Possiamo decidere di partire dal centro e andare verso la periferia, oppure fare il contrario, o ancora lasciarci guidare dall’istinto e iniziare da un punto qualsiasi. Non c’è un modo giusto o sbagliato: l’unica direzione è quella che ci permette di ritrovarci, senza paura di perderci.
Spesso, nei mandala, restano degli spazi vuoti. Possono essere colmati con un simbolo, una parola, un’intenzione personale. In alcune tradizioni, questa intenzione si chiama Sankalpa: è come un seme silenzioso che, se accolto con sincerità, può crescere e trasformarci. E così, colorare un mandala può diventare non solo un atto estetico, ma un vero e proprio rituale di guarigione e riequilibrio tra corpo, mente e anima.
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