di Annalisa Ippolito

Il mandala è un contenitore di simboli, uno strumento per la meditazione, per me è anche un contenitore di emozioni.
La sua forma circolare, senza spigoli, calda e accogliente è un involucro adatto al mio sentire. Nei mesi passati quando la pandemia mi ha costretta a stare a casa, ha stravolto progetti, routine, studio, attività quotidiane e affetti per me è stato naturale rivolgermi al mandala per esprimere le mie emozioni davanti a questa rivoluzione.
Il mandala è un’architettura dell’armonia e dell’ordine in questo senso mi ha aiutata a ricollocare nella giusta prospettiva le trasformazioni che la mia vita stava attraversando nonostante la mia volontà. Ogni volta mi ha riportata al mio centro, permettendomi di guardare la situazione da un punto di vista diverso, per questo ho avuto modo di sopportare le emozioni più forti e supportare le persone che avevano bisogno di un conforto.
Il mandala ha agito come contenitore, ha assorbito la violenza di certe sensazioni come l’ansia di non poter gestire tutto e il senso di impotenza di fronte al dolore della perdita e mi ha aiutata ad esprimere sensazioni rimosse e negate; grazie al colore, alle forme e alla certezza che dentro quello spazio per me sacro c’era abbastanza posto per tutto ho potuto recuperare le forze e trovare strategie per gestire questi cambiamenti.
Lasciar fluire le emozioni mediante i colori e le forme liberamente e senza pregiudizi ha generato una sorta di catarsi e un alleggerimento della pressione, lasciar andare dunque si è trasformato da dogma teorico a vissuto pratico, dandomi la possibilità di stare meglio e di poter condividere con gli altri il beneficio ricevuto.