Guardando i trulli di Alberobello si rimane suggestionati per le similitudini con strutture orientali e bizantine, cio’ che cattura l’occhio pero’ sono le decorazioni sui tetti.
Le origini di queste architetture, costituite da una base quadrata con una copertura a cono, sono ancora oggi incerte. Si sa che tutta l’area del Mediterraneo e’ disseminata da strutture simili se non uguali; dalla Sicilia alla Sardegna, dall’Egitto fino alla Turchia, con l’antica Harran (foto 1) dai trulli sabbiosi, e’ possibile rintracciare analogie e richiami architettonici.

Benche’ i trulli piu’ antichi tutt’oggi visitabili in Puglia siano datati al XVI secolo, le origini si fanno risalire all’eta’ del bronzo.

La prima fonte storica per avere notizie dei trulli risale al XIV secolo quando tutta la zona apparentemente disabitata viene concessa al primo Conte di Conversano come compenso per i suoi servigi durante le Crociate.
Cominciarono allora a diffondersi testimonianze sulle costruzioni con la suggestiva architettura conica e la bicromia delle pietre.
La caratteristica forma a cono del tetto dei trulli ricorda le costruzioni greche ed etrusche chiamate Tholos. E il principio architettonico della costruzione e’ molto simile. Pietre bianche calcaree sono incastrate a secco, senza malta o calce a fare da collante; sono tenute insieme grazie a una tecnica architettonica tramandata oralmente dai maestri costruttori chiamati “trullari”.
Sul tetto venivano spennellate a mano e con la calce bianca delle forme e dei simboli che costituiscono un ulteriore peculiarita’ di queste costruzioni. Per quante ipotesi si possano fare non e’ purtroppo chiaro il messaggio di queste affascinanti immagini.

Anche il vertice del tetto rappresenta una ulteriore appassionante sfida. Ciascun cono e’ chiuso da un pinnacolo, colorato a calce bianca con forme molto diverse tra loro. (foto 2)
Tradizione vuole che questi pinnacoli fossero il marchio dei mastri trullari piuttosto che una formula di adorazione divina. Anche se tradizione racconta che le pietre usate per chiudere il pinnacolo fossero cadute dal cielo e provenissero direttamente dal sole e per questo motivo dedicate al suo culto.
Tuttavia sia nelle decorazioni dei tetti sia nei pinnacoli e’ impossibile non riconoscere alcuni tra i simboli piu’ antichi e archetipici.
Tra i piu’ diffusi sicuramente la sfera e il cono o la stella poligonale, tutti un chiaro riferimento agli astri e all’universo che tutto contiene.
Altri simboli tra i piu’ primitivi si vedono la svastica, il cerchio, la croce nel cerchio, la croce ad albero, il candeliere a sette braccia e la croce raggiata, i triangoli incrociati. Successivamente queste immagini primitive sono state integrate con i simboli cristiani tra cui ancora oggi i piu’ diffusi sono il Crismon, l’Ostia raggiata (derivazione del Sole Cristo), il vaso del refrigerium e il cuore trafitto di Maria. Dal XVI secolo in avanti si verifica l’introduzione di simboli magici e legati all’alchimia, mantre si ritiene che i segni zodiacali e astrologici fossero presenti in epoca pre-cristiana.

Questo particolare fa nascere molte domande sulle origini delle decorazioni e sull’effettivo uso e sull’origine della cultura delle popolazioni locali.
Sui significati non abbiamo documentazione certa, perché ogni tipo di informazione veniva passata oralmente, ma possiamo intuire dalle testimonianze di chi ancora vive e coltivando ulivi e vigneti in queste aspre terre che il loro obiettivo fosse quello di “vedere gli spiriti” e quindi avessero un valore propiziatorio e protettivo nei confronti delle persone, degli animali e dei campi.

I simboli raccolti ad oggi sono circa duecento e purtroppo a parte una classificazione generica i loro significati piu’ autentici risultano misteriosi. Le ipotesi interpretative piu’ diffuse sono quelle collegate ai culti pagani della selva e dei campi. Altri simboli probabilmente si riferiscono alle conoscenze astrologiche, forse i segni zodiacali corrispondevano agli oroscopi dei proprietari del trullo o alle divinita’ cui si chiedeva protezione.
La maggior parte di queste immagini oggi hanno oggi un valore puramente decorativo e storicamente le decorazioni del rione Monti di Alberobello (quello piu’ rinomato per la sua integrita’) risalgono, secondo alcune fotografie del principio del ‘900 e studi recenti, alla visita di Mussolini del 1934 per la fiera del Levante.

Osservando i diversi simboli, l’intreccio di linee curve e spezzate, di poliedri geometrici tridimensionali, e’ evidente il richiamo a una cultura organizzata secondo principi numerici sacri, conoscenze astrologiche e ritualita’ magico pagana.
I simboli, molto simili a quelli che si incontrano nei mandala piu’ antichi o, meglio, negli yantra rurali, esprimono il medesimo intento originale: la protezione dei campi, dei raccolti e delle famiglie che su di essi abitano e che li gestiscono.

Pur non potendo che ipotizzare il significato profondo e non conoscendo la ritualita’ legata ai simboli di cui sopra, e’ interessante la lettura generale dei simboli piu’ antichi.
Il significato della svastica, che si trova anche nei vasi di ceramica piu’ antichi prodotti in Puglia, e’ fortemente legata al culto del sole e alla “fortuna” intesa come buona sorte. La sua diffusione e’ mondiale.
La croce ad albero richiama la trinitaria unione del cielo, della terra e degli inferi. E un emblema di preghiera e offerta stilizzati.
La stella doppia oltre a ricordare la presenza di una comunita’ ebraica in tempi lontani, richiama il triangolo hindu’ degli opposti e il 4° chakra.
Il cerchio con i raggi, il divino sole, “Sol Invictus”, che sara’ assorbito dalla religione cristiana per diventare il simbolo di Gesu’, l’ostia divina, il Salvatore.

Sia le decorazioni sui tetti, sia i pinnacoli raccontano interpretano l’unione dell’uomo con il creato e con la divinita’. E raccontano un rapporto di reverenza, che si serviva di un linguaggio perduto di cui sono rimasti solo i simboli e le immagini esterne. Esprimono un richiamo forte alla spiritualita’ univesale e il riconoscimento delle forze della natura, imperscrutabili e indomabili. In questo senso si avvicinano al mandala, in quanto esempi di cosmologie e espressione di un rapporto tra il micro e macro cosmo. Mentre con gli yantra condividono il valore propiziatorio di giganteschi amuleti visibili dall’alto dove si suppone che vivano le divinita’.

Fonti:
G. Notarnicola, I trulli di Alberobello
L. Verardi, I Misteriosi Simboli Dei Trulli
M. Dalena, 1797. La discesa del «Re Salvatore». Alberobello e la lotta per il demanio alla fine dell’età moderna. Tesi di Laurea
Giuseppe Cocchiara, Il trullo tra magia e religione, in La valle dei trulli, Bari, L. Da Vinci,1960.
Scheda unesco: http://whc.unesco.org/en/list/787
A.A.VV. Simboli e Pinnacoli

Testo originale 2 settembre 2013 www.mandalaweb.info

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