Moray e’ un complesso architettonico che si estende tra le montagne innevate della cordigliera nel “Valle Sagrado de los Incas” a circa 38 km. a nordest di Cuzco. Fu scoperto nel 1932 grazie a Robert Shipee e George R. Jonhnson che, pionieri nel loro campo, effetturano fotografie aeree del panorama e dei siti archeologici presenti nelle valli del Peru’.

Moray con le sue forme circolari concentriche che ricordano quelle di un anfieteatro romano risulta uno dei luoghi piu’ suggestivi e misteriosi del mondo incaico. Le “andenerías” – terrazzamenti – si snodano in circoli concentrici verso l’interno della montagna e sono visibili completamente solo dall’alto. Avvicinandosi al bordo ci si rende conto di quanto i terrazzamenti si spingano in profondita’ nelle viscere della terra e solo grazie ad un gioco di pietre scavate nella parete di roccia si puo’ salire e scendere tra un livello e l’altro. La capacita’ ingegneristica all’epoca incaica aveva creato in questo luogo un particolare microclima per ciascuna “andenerias”. Secondo gli studi fatti se ne contano circa 20 diversi.
Da queste scoperte sono scaturite diverse ipotesi di utilizzo per i terrazzamenti di Moray. Tra le teorie piu’ accreditate su Moray una sostiene che fosse un laboratorio per sperimentazioni agricole a cielo aperto e che servisse per lo studio delle stagioni di semina delle varie regioni dell’impero degli Inca.
Un calendario della semina avrebbe permesso la produzione di vegetali in tempi diversi e quindi avrebbe garantito piu’ raccolti in un anno e di conseguenza la sopravvivenza dei popoli andini sparsi in tutto il territorio dell’impero. Questa seconda ipotesi e’ suggerita agli studiosi dalla presenza di alcune “ñustas” – pietre che misurano l’angolazione delle ombre in coincidenza con gli equinozi e i solstizi dell’anno solare. Anche l’origine della parola Moray e’ direttamente collegata alla antica lingua Quechua. Condivide la radice con il termine “Aymoray” che in Quechua e’ usato per indicare sia il raccolto del grano, sia il mese di maggio e sia un particolare tipo di patata che cresce sulle Ande, questo dettaglio costituirebbe, a detta degli esperti, un ulteriore sostegno ad entrambe le ipotesi.

I cerchi di Moray sono un esempio archeologico di grande bellezza ed originalita’ e regalano un colpo d’occhio sulla valle sacra dell’antico impero Inca di cui molte tradizioni sono ancora ignorate e da scoprire.
La struttura mandalica dell’intero complesso archeologico fornisce interessanti suggestioni e suggermimenti. La forma circolare non solo si prestava a semplici studi sulla ciclicita’ dell’anno per stabilire il periodo giusto per il raccolto, ma pure rappresenta una forma mandalica particolare. L’insieme di cerchi concentrici ricorda la forma del bersaglio. Un motivo molto conosciuto sia per il tiro con l’arco che per il popolare gioco delle “freccette”.

Questo motivo e’ legato alla tradizione mitologica e spirituale dei diversi popoli. Specie per quelli che cercavano di comunicare con il Cielo, quale casa degli dei. Spesso gli archeologi e gli archeostronomi sono portati a leggere in queste immagini dei simboli e dei segni utilizzti per mettersi in contatto con le divinita’.

L’immagine del Bersaglio, appare spesso nei mandala. Quando si manifesta in un mandala individuale e’ espressione della volonta’ di sperimentare autonomamente la vita. Indica lo sforzo di volonta’ piu’ che la concreta maturita’ per impegnarsi nelle cose. A volte chi usa questa forma e’ preda di sentimenti incerti, non ancora totalmente adeguati e consapevoli e puo’ provare sentimenti di frustrazione e voglia di regredire ad un comportamento infantile per ottenere ancora protezione o coccole. La struttura del Bersaglio ricorda con la sequenza di cerchi concentrici la ripetitivita’ dei rituali religiosi, per questo e’ stato utilizzato spesso come simbolo spirituale nell’antichita’. Basti ricordare qui la Triplice cinta e il labirinto.
I simboli nei mandala si prestano ad una lettura generica solo nella misura in cui sono condivisi da un immaginario collettivo – che come scriveva Carl Jung e’ patrimonio dell’umanita’. Ciascuno pero’ in ogni contesto storico, sociale, religioso e politico riceve una propria personale declinazione, cio’ e’ ancora piu’ evidente nell’uso dei simboli nel mandala individuale. Per questo e’ importante non prescindere mai dalla storia personale quando si legge il proprio mandala.

Fonti:
http://www.cusco-travel.net/moray.htm
http://en.wikipedia.org/wiki/Moray_(Inca_ruin)
http://es.wikipedia.org/wiki/Moray_(Perú)
Susanne Fincher, Creating Mandala
Stephen Skinner, Géométrie Sacrée

Testo originale www.mandalaweb.info 17 maggio 2010
http://www.mandalaweb.info/approfondimenti/news/morayunmandalaagricolopergliincadelperu17maggio2010