Forme e simboli mandalici sono parte di molte culture tradizionali sparse in tutti i Continenti. E’ il caso dei Kassena, una popolazione che vive nella zona a sud del Burkina Faso, a confine con il Ghana, in Africa. 
La caratteristica che rende particolarmente interessante questa popolazione e’ costitutita dalla struttura urbanistica del villaggio e dall’architettura delle case, che per la loro originalita’ pare abbiano suggerito idea anche all’architetto francese Le Corbusier. 
Il villaggio, circondato da mura, ha una struttura circolare che risulta molto armoniosa. 
Le case, sono a forma circolare, squadrata o rettangolare a seconda della posizione sociale di chi le abita. Quadrate sono quelle delle coppie, mentre i giovani abitano spesso le case tonde. La casa del capo villaggio, e’ piu’ grande delle altre e di solito la prima moglie (i Kassena tradizionalmente sono poligami) o la donna piu’ anziana abita in una casa rettangolare, con delle costruzioni a forma di cono che si intersecano a formare un otto. 
 
La particolarita’ delle abitazioni e’ costituita dai dettagli delle decorazioni esterne. Le immagini in bianco e nero coprono gran parte delle mura bruno-rossastre di fango e paglia. Talvolta a questa dicromia si aggiunge il rosso amaranto che vivacizza l’effetto estetico. 
 
Ogni decorazione, dalle piu’ semplici forme geometriche alle immagini antropomorfe, ha significati legati alla tradizione animista del popolo Kassena. Tutti i dipinti sono realizzati prima della stagione delle piogge dalle donne della popolazione con lo scopo di proteggere le abitazioni dalla intemperie impermeabilizzandole con la pittura, dagli spiriti maligni e assicurare la prosperita’ alla famiglia. Ciascuna di loro si tramanda da madre in figlia il segreto della tecnica e della iconografia ottenendo i pigmenti dal fango, dallo sterco di vacca e dai minerali trovati in loco. Le pitture sono eseguite con penne di faraona.

 
Le cornici a “v” che simboleggiano la stretta di mano, le linee parallele che ricordano i solchi degli aratri e il reticolato simbolo della rete da pesca, che rimanda ad una antica storia secondo cui durante una  terribile carestia la pesca ha salvato il popolo Kassena dalla fame, sono augurio di un abbondante raccolto. 
 
Gli animali, tradizionalmente rappresentati vicino alle porte di entrata, sono espressione diretta delle credenze animiste della popolazione Kassena; il coccodrillo, il serpente, la lucertola, sono considerati portatori di fertilita’ e  protettori dagli assalti dei nemici. Cosi’ come hanno funzione protettiva le ali stilizzate degli uccelli. 
Il Boa in particolare e’ considerato la reincarnazione dello spirito della Vecchia Saggia, la Nonna, e si trova si solito al lato della porta d’entrata. 
Mentre zampe di gallina, o galline stesse, sono rappresentate perche’ questo animale e’ ritenuto una delle offerte piu’ gradite agli dei, tanto che oltre ad essere un animale sacrificale  viene seppellito con i defunti.
La tartaruga, invece, e’ un animale sacro, simbolo della famiglia reale, si trova riprodotto solo sulla casa del capovillaggio ed e’ vietato mangiarne la carne. La famiglia piu’ importante del villaggio si fregia anche di altri simboli unici: il bastone uncinato, simbolo del comando e del potere, e il tamburo a forma di clessidra che di solito e’ usato nelle cerimonie rituali.  
Accanto a questi simboli legati al mondo animale e sociale se ne trovano altri come il sole e la luna, che rappresentano l’Universo, oppure delle incroci geometrici scarificati sul viso dei bambini perche’ li proteggano dalle malattie e per estensione proteggano la casa dai malanni.
 

L’ultimo simbolo che richiama molto l’attenzione e’ la calabasse, la zucca, che svuotata, lavata e seccata a dovere accompagna la donna Kassena dalla sua nascita fino alla morte. Se dapprima serve come scodella per bevande o come piatto contenitore di cibi, e’ il simbolo degli antenati della famiglia e assolve funzioni religiose e sacre dopo la morte della persona.

 
Cio’ che ha risvegliato la mia curiosita’ e l’attenzione e’ che tutti questi simboli trovano un corrispettivo nel mandala sia tradizionale prpriamente detto, sia individuale che scaturisce dalla singola fantasia della persona. 
Il sole e la luna sono i due principi fondanti dell’universo, qello maschile e quello femminile. La zucca come contenitore di essenza ricorda molto la coppa, il vaso, il Graal, il serpente e’ l’animale ctonio della trasformazione e della guarigione, le forme geometriche richiamano il triangolo, il quadrato o rombo e il cerchio che li rendono un patrimonio comune alla collettivita’. 
Cio’ mi porta a riflettere sul significato di un termine a volte mal interpretato ma comunque efficace per spiegare il mistero della diffusione del simbolo nella coscienza umana e collettiva: archetipo
L’archetipo e’ una immagine che sedimenta nel nostro inconscio piu’ profondo di cui non consociamo l’origine, ma c’è e viene utilizzata con un intento simile da piu’ persone. Questa scoperta, dello psichiatra svizzero C.G. Jung, ci ha reso familiari alcuni principi e spiega perche’ e come mai alcune immagini ricorrano tanto spesso come riferimenti religiosi ma anche nei sogni.
 
I simboli nel mandala hanno un valore doppio di veicolo per un messaggio collettivo, e di allegoria personale. L’interpretazione non puo’ prescindere dalla conoscenza della storia personale della persona che crea il mandala e non va mai portata avanti da una terza persona, nemmeno da uno specialista. Anzi, il ruolo di chi “passa”  il mandala e’ proprio quello di assistere e accompagnare la persona che disegna, colora e crea il mandala a costruire il proprio percorso e a riconoscersi nel lavoro che svolge con il fine di conoscersi, crescere e stare meglio con se stesso. 
 
Ciascun simbolo porta con se’ il suo contrario, la sua ombra e fino a quando non avremo imparato a riconoscere il nostro personale linguaggio non potremo sapere con certezza quale parte di noi sta emergendo e a quale personale stadio del nostro cammino si riferiscono certe immagini. Ricordiamo anche che ogni mandala e’ una raffigurazione del nostro essere piu’ profondo in un dato momento e in un dato stato d’animo e che puo’ cambiare in conseguenza del cambiamento di umore, di sensazione di emozioni e di crescita personale. Per questo motivo non esistono due mandala uguali, nemmeno tra quelli che partono dallo stesso modello di base e vogliono essere solo colorati. 
 
Fonti:
J. Pibot, Les peintures murales des femmes Kasséna du Burkina Faso
AA.VV., he Books of Symbols
N. Corbi, Mandala de Africa