La Presentosa è un gioiello tradizionale dell’Abruzzo e del Molise. La sua forma più riconoscibile è quella di una stella a otto punte, finemente lavorata in filigrana d’oro o d’argento, con fili intrecciati a mano che ricordano i ricami a tombolo, altra espressione simbolica e concreta dell’artigianato femminile dell’Italia rurale.
La sua presenza è documentata fin dal XVIII secolo, quando compare nei contratti di nozze come dono di fidanzamento o parte della dote. Non è, quindi, solo un ornamento, ma un oggetto carico di significati: un messaggio visivo che la comunità riconosceva immediatamente. Anche Gabriele d’Annunzio la cita nel Trionfo della morte dscrivendola con uno sguardo rapido ma preciso: “Portava agli orecchi due grevi cerchi d’oro e sul petto la Presentosa: una grande stella di filigrana con in mezzo due cuori.”
A seconda del simbolo centrale ,uno o due cuori, una mezzaluna, una colomba, una nave ,il gioiello parlava: diceva se una donna era libera, promessa sposa, già maritata o stava vivendo una transizione significativa. In questo senso, la Presentosa dientava essa stessa un linguaggio simbolico codificato: chiaro, leggibile e condiviso. Un linguaggio che comunicava affetto e cura, ma anche appartenenza e status, in un sistema sociale in cui il ruolo della donna era definito e visibile. Come osservato dall’etnologa Adriana Gandolfi, il nome stesso deriva dal dialettale presentènze, cioè “colei che si presenta” come promessa sposa. È quindi anche un segno pubblico di impegno e collocazione sociale, espressione di un ordine culturale antico e patriarcale, da leggere oggi con consapevolezza critica ma senza rifiutarne la complessità.
Accanto alla lettura storica e sociale, la Presentosa offre una chiave interpretativa più ampia, quella del mandala. La sua struttura simmetrica e ordinata richiama le geometrie sacre: la stella (di otto, dodici o sedici punte), il cuore, la luna diventano forme che organizzano il significato nello spazio, proprio come nei mandala della tradizione orientale. Ma mentre il mandala rappresenta l’ordine cosmico, la Presentosa costruisce un piccolo cosmo affettivo e familiare: un universo di legami, protezione e identità.
È, in fondo, un mandala relazionale, che unisce la sfera emotiva a quella simbolica, l’intimità alla dimensione collettiva. I fili intrecciati, come i legami, sono sottili ma resistenti. La sua bellezza non sta solo nella forma, ma nella sua capacità di trasmettere memoria, cura e appartenenza.
Questo valore simbolico si è trasformato nel tempo, trovando nuove espressioni nella contemporaneità. La Presentosa vive oggi anche attraverso forme artistiche e culturali inedite: come nella grande opera in legno di 12 metri realizzata dall’artista Francesco Carullo ai piedi dell’Abbazia di San Giovanni in Venere, che reinterpreta in chiave monumentale un simbolo di benessere e buon auspicio. Oppure nei tradizionali stampi per dolci tipici, le cosiddette ferratelle, a forma di Presentosa, dove il simbolo si fonde con la cucina contadina, dando continuità alla memoria nei gesti quotidiani.
In tutte le sue versioni ,gioiello antico, arte pubblica o utensile da cucina ,la Presentosa continua a raccontare una storia che riguarda l’intreccio tra estetica, relazioni e identità. È una forma d’arte che nasce dalla cura, si trasmette con le mani, e custodisce il tempo.
Oggi, più che mai, ci invita a riconoscere la forza dei simboli, la profondità della tradizione e la bellezza dei legami, senza dimenticare che ogni forma di appartenenza ha anche un lato di rappresentazione e di potere. E che, come ogni mandala, anche questo gioiello è al tempo stesso mappa e specchio: del nostro passato, delle nostre relazioni e di ciò che scegliamo di tramandare.
Per approfondimenti e fonti:
Gandolfi, A. (2013). La Presentosa. Un gioiello degli Abruzzi fra tradizione e innovazione (Ed. bilingue). Ortona: Menabò
Museo delle genti d’Abruzzo, Pescara, Archivi e biblioteca
Mandala appunti e riflessioni di Annalisa Ippolito
Copertina: Collage di Annalisa Ippolito foto dal web



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