di Annalisa Ippolito

Il recupero dal trauma richiede un lavoro sulle dinamiche interne della psiche e sugli effetti del trauma sul cervello. In situazioni traumatiche, le aree superiori del cervello, come corteccia e ippocampo, si “spengono”, riducendo la capacità di elaborare informazioni narrative. Le aree inferiori, come il sistema limbico, prendono il sopravvento, memorizzando dettagli in modo frammentato e sensoriale. Questo crea un vuoto di memoria e una mancanza di coerenza narrativa che può risultare angosciante per le persone.

Per superare il trauma, è necessario favorire una connessione tra gli emisferi cerebrali, facilitando l’integrazione tra il materiale sensoriale e affettivo del trauma con le aree analitiche superiori. Questo processo, noto come integrazione cerebrale, crea nuovi circuiti neurali che permettono di accedere, elaborare e risolvere il trauma.

La creatività è una via d’accesso privilegiata ai processi del cervello destro, che gestisce materiale non verbale e inconscio. In questo contesto, il mandala diventa uno strumento prezioso. Da secoli, il mandala è usato come simbolo di “completezza” e contenitore di significati spirituali e terapeutici. Nel trattamento del trauma, il cerchio del mandala rappresenta il “sé intero” e offre un contenitore sicuro per esplorare emozioni e ricordi frammentati.

Costruire o colorare un mandala aiuta a rappresentare simbolicamente le diverse fasi del sé: il sé prima del trauma, il sé sopravvissuto e il sé che guarda a un futuro più integrato. Questo processo permette di coagulare in modo visivo e concreto la psiche frammentata, favorendo una sintesi temporanea che aiuta a stabilire una migliore connessione tra le aree del cervello coinvolte. Il lavoro con i mandala non si limita a rappresentare il passato traumatico, ma mira a integrare l’esperienza nella vita presente, promuovendo una visione di sé più completa e resiliente.

In sintesi, il mandala diventa uno strumento efficace per affrontare il trauma, aiutando a creare nuovi circuiti neurali e facilitando l’integrazione tra emozioni, corpo e pensiero. L’obiettivo è trasformare un’esperienza frammentata in un racconto più armonioso e completo, favorendo il recupero e la crescita personale.

Con questo testo, basato su ricerche personali e letture scientifiche, intendo evidenziare il legame tra uno strumento come il mandala e il suo ruolo all’interno di percorsi terapeutici e di conoscenza di sé. Superare esperienze traumatiche, anche con una buona resilienza e capacità di recupero, richiede il supporto di un professionista. Senza una guida esperta, infatti, è difficile affrontare il carico emotivo e psicologico che un trauma comporta.

Il mandala, quindi, non è una soluzione autonoma, ma uno strumento di sostegno che può integrarsi efficacemente all’interno di un percorso psicologico. Aiuta a esplorare emozioni e ricordi in modo sicuro e protetto, ma non può sostituire l’intervento terapeutico professionale. Per affrontare i traumi, il “fai da te” non è sufficiente: chiedere aiuto è un atto di coraggio e di amore verso se stessi, un passo fondamentale per avviare un autentico percorso di guarigione e crescita personale.

Foto di copertina: collage di Annalisa Ippolito foto dal web