di Annalisa Ippolito

In Guatemale il giorno dei morti è celebrato in maniera spettacolare. La tradizione Maya si mescola a quella cattolica e negli ultimi due secoli enormi aquiloni sono diventati i protagonisti della festa e il simbolo del legame tra il mondo dei vivi e quello dei morti.

“Cometas gigantes” o “barriletes” sono chiamati in spagnolo gli aquiloni che volano sopra i cimiteri nel giorno dei morti per proteggere gli spiriti buoni da quelli maligni e per permettere alle famiglie di entrare in contatto con i propri cari. Secondo alcune tradizioni questa tradizione proverrebbe dalla Spagna, alcuni documenti però riportano che i primi a crearli in Guatemale furono i cinesi nel XIX secolo.

In origine le dimensioni degli aquiloni avevano un diametro di 50 cm, poi arrivarono a circa 12 metri e nonostante questo volavano ancora; oggi le “cometas gigantes” hanno un diametro di circa 30 metri e nonostante la leggerezza delle infrastrutture e della carta velina, sono troppo pesanti per volare, così vengono saldamente ancorate al suolo e si innalzano come gigantografie di amore e creatività, fede e credenza per l’intera comunità in un giorno di rispetto e in ricordo dei propri antenati.

Le forme dei “barriletes” ricordano moltissimo i mandala e in qualche modo ne interpretato un senso poiché sono un ponte immaginario tra il mondo spirituale e quello materiale. I due universi seppure per un solo giorno, grazie agli aquiloni di Santiago Sacatepéquez e Sumpango Sacatepéquez (le due zone dove la tradizione è più rinomata e forte) sono in contatto, sono un unico mondo. La celebrazione tocca il cuore ed è altamente scenografica, perché i colori sfavillanti, i motivi dei disegni, gli intricati giochi geometrici che da lontanto sembrano enormi quinte sceniche, in realtà seguono un percorso di significati e simbologie ben preciso.

La celebrazione dei defunti e di tutti i Santi che in questo periodo dell’anno si vive in molte zone del mondo con un certo folklore ricorda che, seppur con alcune differenze, di fronte allo spettacolo naturale del ciclo del buio, delle stagoni e della morte stessa che è associata alla stagione fredda gli esseri umani hanno un attegiamento di rispetto e timore fin dai tempi più antichi, ma che per esorcizzare la paura e l’ansia sono ricorsi ai colori, alle candele luminose, alla mimica, alla musica ma soprattutto a riti collettivi che coinvolgono l’itnera comunità. E che ancora una volta le forme e i simboli mandalici assumono un valore sacro emergendo come archetipo salvifico depositato nei meandri della memoria umana.

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