di Annalisa Ippolito

Artista di thangka e scultore, nato nella comunità tibetana esiliata in India, Rabkar Wangchuk successivamente trasferito negli Stati Uniti oggi risiede a New York.
La sua arte pur ispirandosi fortemente alle sue radici ha subito dei mutamenti e dalla tradizione si è immersa nel mondo contemporaneo. L’esperienza di Wangchuk comincia a Parigi, come racconta lui stesso in un’intervista di qualche anno fa, quando di fronte ad un suo thangka si trovò a dover spiegare tutti i dettagli ai visitatori della mostra, allora comprese che la cosa più importante era connettere le persone. Ed esprimersi attraverso l’arte contemporanea gli permette di mantenere i legami con la sua tradizione e le sue radici artistiche e culturali ma pure di inserire le sue opere in contesti urbani e moderni facilmente riconoscibili dai fruitori occidentali. Il suo percorso artistico trova nell’arte contemporanea un modo per uscire da un certo isolamento dovuto alle regole strettissime che la pittura tradizionale segue da sempre. Le sue opere entrano in relazione con le persone di diverse culture e creano ponti di comprensione e di crescita al fine di andare oltre la sofferenza. Ciascuno di noi ha la sua, dice l’artista, il mondo ha grandissimi problemi, ma siamo tutti connessi, se si risolvono i grandi problemi anche quelli individuali si risolvono, compresi quelli del Tibet.
La ricerca gli ha permesso di sperimentare nuovi modi di esprimersi e di trovare nuovi equilibri tra la tradizione codificata da codici millenari dell’arte spirituale tibetana e quella contemporanea dove l’ispirazione e la realizzazione prediligono la creatività e l’immaginazione. In questo senso l’arte contemporanea è un mezzo più libero per esprimere sentimenti. Mettere in relazione le persone con il loro sentire è per Wangchuk un obiettivo importante, più ancora che trasmettere la tradizione filosofica, spirituale e artistica delle sue origini culturali. In questo senso la grande sfida dell’artista è trovare un equilibrio e un mezzo per consentire l’evoluzione di un’arte ancorata a una cultura che rischia di scomparire, ma nello stesso tempo statica. Creare bellezza è per Wangchuck creare un’offerta e un mezzo per entrare in relazione con il cuore e la mente, perché chiaramente ispirato dal buddismo, queste cose creano felicità e benessere.
Una sfida molto interessante dal punto di vista artistico, culturale e umano.

sito dell’artista: http://rabkarwangchuk.blogspot.com/

L’intervista in inglese a questo link: https://aestheticsforbirds.com/2015/02/18/interview-with-tibetan-artist-rabkar-wangchuk/