Le rovine del Battistero di Butrinto (cittadina sulla costa meridionale dell’Albania) offrono uno spettacolare esempio di architettura bizantina in cui i simboli dell’arte cristiana si mescolano a quella orientale e tardo-romana creando un gioco complesso di immagini e significati.
Della struttura architettonica non rimane molto ma la pavimentazione a mosaico e’ giunta a noi quasi intatta.
Il Battistero fu scoperto nel 1928 da una spedizione archeologica italiana ed e’ stato dichiarato patrimonio culturale dell’umanita’ dall’Unesco.

L’opera e’ probabilmente dell’inizio del VI dopo Cristo, un momento di espansione e potere della citta’ all’interno del Sacro Romano Impero d’Oriente.
Il Mosaico (disegno a destra in basso) ha pianta circolare, con un diametro di 20 metri, su cui corrono due file di otto colonne.
Lo spazio del pavimento e’ diviso in sette cerchi concentrici convergenti sull’ottavo decorato da un fitto incrocio di trecce che costituisce il centro, dove trova posto il fonte battesimale a croce greca.
Il ricorrere del numero otto non e’ incidentale. L’otto e’ un numero sacro per la religione cristiana e’ il numero della salvezza, il primo dopo i sette giorni della settimana, il giorno della resurrezione ed e’ il numero dell’eternita’.

Il mosaico scorre lungo i sette cerchi con motivi ispirati al regno vegetale in cui foglie, cornici e girandole si intrecciano con una meticolosa geometria. I disegni sono interrotti da sessantanove medaglioni al cui interno sono collocate con cura e secondo un programma iconografico molto raffinato immagini simboliche del mondo animale e religioso, come galli, pesci, leoni e diversi tipi di uccelli acquatici.
L’asse principale cattura l’attenzione di chi entra con due scene che interrompono i circoli e che rimandano con i loro messaggi alla destinazione d’uso del luogo e al tema dell’intero mosaico: quello della salvezza.

La scena piu’ esterna (foto a destra) contiene un grande vaso da cui escono spirali di uva e pampini coronato da due galli e contornato da due pavoni. I pavoni sono simbolo di immortalita’ e del Paradiso, i galli sono simbolo di resurrezione e di salvezza perche’ con il loro canto annunciano il giorno nuovo, il vaso e l’uva rappresentano l’ultima cena e il sangue di Cristo raccolto nel “Sacro graal” e Cristo stesso con i suoi discepoli in riferimento alla citazione del Vangelo “io sono la vite e voi i tralci”.
Il motivo del vaso ha una tradizione antichissima e lo troviamo anche nella cultura orientale, tibetana ed indu’, e in quella americana dei navajo per le quali rappresenta il luogo fisico in cui l’essenza della divinita’ incontra la vita terrena.

Il mosaico pu’ interno (foto di copertina in basso) rappresenta due cervi che si abbeverano ad una fonte sotto un arco contornato da alberi. I due cervi rappresentano i fedeli che aspirano a Cristo e che si abbeverano alla fonte d’acqua limpida capace di dissetare e di alimentare la vita eterna attraverso il battesimo che offre la salvezza anche ai convertiti dell’ultima ora.
L’arco in questo caso potrebbe rappresentare il luogo fisico della chiesa e nello stesso tempo la porta di entrata nella nuova esistenza di cristiano.

Tutti i temi di questo pavimento rimandano al tema della salvezza mediante l’acqua e il battesimo che con essa lava i peccati e restituisce l’uomo alla sua purezza.

Nei medaglioni e nel resto del mosaico gli animali rimandano ad una nuova creazione del mondo attraverso la fede in Cristo. La presenza di pesci puo’ essere letta come la trasposizione delle parole “vi faro’ pescatori di uomini”, con il richiamo netto alla conversione mediante il battesimo.
Un solo esempio didascalico si trova sul bordo esterno (in alto nel disegno) in cui un cane o un lupo nero insegue un asino che sta per cadere nella rete. Forse un ammonimento a non comportarsi da asino e non cedere alle tentazioni e alle paure rappresentate dal lupo. O rimanere fedele come il cane simbolo per eccellenza di fedelta’ ed abnegazione.

Il programma iconografico di questo mandala risulta dopo secoli di grande interesse e non privo di eleganze e riferimenti culturali al punto che alcuni storici assumono l’origine dell’impianto culturale della decorazione al vescovo stesso di Butrinto che officiava i battesimi.
Il mosaico costituisce un esempio eccezionale della successione e delle reciproche influenze tra le diverse culture che si sono avvicendate nel Mediterraneo e un memorabile esempio dell’evoluzione del mandala in occidente.

Fonti:
http://mediterraneanworld.typepad.com/the_archaeology_of_the_me/2008/09/the-butrint-bap.html
http://www.anthroposviaggi.it/pdf/32.pdf
http://www.butrint.org/explore_9_0.php
http://tifoa.org/upload/documents/Butrint/The_Butrint_Baptistery.pdf
http://en.wikipedia.org/wiki/Butrint
http://whc.unesco.org/en/list/570
“The Butrint Baptistery and its Mosaics”, Joan Mitchell
Dr.ssa Giovanna D’Ari: segnalazione del sito archeologico e del mosaico mandalico del pavimento