Gabriella Costa si occupa di molti aspetti del benessere delle persone, e’ una cousellor e nel suo lavoro usa molto il mandala. Ci siamo incontrate sulla strada dell’uso psicopedagogico del colore, scoprendo poi che ci eravamo gia’ incrociate sul web per i mandala…
E’ un piacere per me condividere lo scambio avuto con lei su una tecnica particolare di mandala che suscita sempre piu’ interesse, lo Zendala.

Annalisa Ippolito: Allora Gabriella, si sente molto parlare di “zendala”, una fusione delle parole zentagle e mandala, ma cos’è esattamente uno “zendala”?

Gabriella Costa: Ciao Annalisa, è un grande piacere anche per me condividere con i tuoi lettori la mia esperienza e il mio lavoro . Si, sono un Counselor Espressivo che usa lo strumento artistico, in particolare il Mandala, come medium nei percorsi di crescita e autoconsapevolezza. Immergendoci nel nostro atto creativo abbassiamo le resistenze e le censure di quella parte cosciente di noi che ci “critica” e ci “giudica”, facilitando il contatto con il nostro sé più autentico. Il mezzo artistico ed in particolare il Mandala diventa quindi un “contenitore emotivo” dove trovano spazio le emozioni che causano disagio, tensione, disorientamento . Il confine del diagramma diventa , quindi, linea protettiva per un lavoro entro la nostra parte più profonda.

Mi chiedevi che cosa è lo Zendala; praticamente lo Zendala è l’unione del Mandala + lo Scarabocchio Zen, cioè ricoprire le campiture di un diagramma mandalico con i “patterns”, i motivi, propri dello scarabocchio Zen.

Lo Scarabocchio Zen, chiamato così da Tina Festa unica maestra certificata in italia di Zentangle ® e mia mentore nella scoperta di questa tecnica http://scarabocchizen.blogspot.it/ http://tinafesta.wordpress.com/, è l’arte dello scarabocchio consapevole e propriamente si ispira al metodo Zentangle ® ideato da Maria e Rick Thomas, per ogni approfondimento vi rimando a questo sito: http://www.zentangle.com/

Lo scarabocchio è una traccia lasciata sulla carta in modo semplice e spontaneo e spesso considerata un “pasticcio” . Fino a poco tempo fa si collegava lo scarabocchio alla prima espressione grafica del bambino che attraverso questi “segni” poteva comunicare il suo mondo emotivo, quindi un adulto che faceva scarabocchi non era certo considerato un artista . Recentemente lo scarabocchio comincia ad essere riconosciuto come un nuovo linguaggio espressivo e i segni lasciati sulla carta attraverso un’attività casuale o intenzionale, fatti con divertimento e curiosità costituiscono una originale modalità espressiva che aiuta lo sviluppo della creatività .

Veniamo ora al termine Zen: lo Zen è mettersi in relazione con il mondo. Zen significa non oltrepassare l’attimo, bensì vivere nell’attimo. Vivere il “qui e ora” semplicemente come è, senza giudizio con attenzione e consapevolezza.

Lo “scarabocchio zen” è quindi scarabocchiare con attenzione e consapevolezza, vivendo pienamente l’azione senza giudicare quello che stiamo facendo. E’ la celebrazione del nostro atto creativo perdendosi nella forma che si sta disegnando senza preoccuparsi dove si arriverà, godendo l’istante lentamente .

Nello Zendala troviamo tutto questo: la presenza di noi stessi che si riflette nel segno, lasciando che sia il gesto a guidarci .

Per quanto riguarda i “motivi” che andranno a riempire il nostro Mandala possiamo ricopiare quelli già esistenti ( http://tanglepatterns.com/ (Figura A), scegliendo quelli che più ci piacciono, oppure, come dice Tina, “guardarci intorno e “catturare” i motivi che sono nelle cose che ci circondano, nella natura o negli oggetti: ogni cosa, sia appartenente alla natura che creata artificialmente ha un motivo (pattern) che può essere ripetuto nello scarabocchio zen” (http://tinafesta.wordpress.com/2010/01/31/la-ricerca-dei-pattern-per-gli-scarabocchi-zen/ Figura B – Figura C)

AI: C’è una tecnica precisa nel costruire uno zendala?

GC: Per quanto riguarda la tecnica ci sono due modi di procedere: partendo da un cerchio bianco (figura 1), dividendo poi la superficie con delle stringhe lasciando che sia la mano a condurre (figura 2) riempiendo poi le campiture con i motivi dello scarabocchio.

Il secondo metodo è partire da un diagramma mandalico già fatto (figura 3) riempiendo poi le forme con i motivi dello scarabocchio (figura 4)

Si comincia sempre usando il bianco e nero , ricordiamoci che il principio di base è la semplicità : un pennarello a punta fine (Staedtler pigment liner 0,2/0,5), un foglio di carta bianco o un mandala pre-fatto.

All’inizio saranno i motivi stessi ad essere usati come colori, in seguito possiamo introdurre i colori veri e propri e se lo facciamo inserendo un colore alla volta il risultato sarà più armonico e servirà a far emergere i vari “patterns”.

AI: Si conoscono le origini di questa tecnica?
GC: L’origine è da ricercarsi nello Zentangle® e da tutti i filoni espressivi nati ispirandosi al metodo Zentangle®

AI: E’ possibile creare uno zendala da soli?

GC: Forse le prime volte è bene essere istruiti riguardo al metodo, impratichendosi con i vari segni che andranno a riempire le campiture del Mandala poi… libero sfogo alla fantasia lasciando che a condurre sia il gesto, vivendo il momento così come è.

AI: In che cosa si differenzia dal mandala?
GC: La protagonista del Mandala è la geometria con le figure del punto, quadrato, triangolo la cui unione da origine al diagramma. Il centro, il bindu, punto unificatore e ordinatore da cui tutto si origina e a cui tutto ritorna. L’azione equilibratrice del Mandala deriva proprio dalla sua forma, dal suo centro e dalla sua simmetria che ci danno una percezione di armonia.

Nello Zendala, che parte da un cerchio bianco, i protagonisti sono il punto e la linea che si declinano in tutti i modi possibili senza un ordine apparente. Padrona è la creatività, il pensiero divergente, tutto è fattibile

AI: Quali sono i modelli che ti hanno ispirata?
GC: Non ci sono modelli precisi , tutto può essere un modello . Oltre a ripetere quelli già esistenti in numerose raccolte (vedi sopra), lascio che sia la mia mano a lasciare la traccia, assecondo il gesto e liberando il più possibile la mente.

AI: Quali sono i benefici del creare uno zendala?
GC: Dal punto di vista del benessere psicofisico essendo un momento per noi dove poter lasciar scivolare i pensieri vivendo il momento creativo, porta il relax di un tempo dilatato vissuto senza la pre-occupazione del dopo. Inoltre la piacevolezza del risultato incrementa la fiducia del nostro potenziale creativo.

Dal punto di vista di crescita personale lavorare con lo zendala ci può mettere in contatto con i percorsi della nostra vita. Se immaginiamo il cerchio come metafora della vita e le stringhe che lo dividono gli eventi che possono capitarci , i motivi (che non possono essere cancellati e rifatti) con cui riempiamo le campiture diventano una rappresentazione visiva del nostro sentire riguardo ogni evento. Esplorare, in seguito, le forme può aiutare a prenderne consapevolezza .

A questo proposito , in occasione dei miei 25 anni di matrimonio , ho fatto dello zendala il simbolo della vita a due costruendo una serie di diagrammi che rappresentassero le varie fasi del matrimonio . Questo lavoro personale mi ha permesso di segnare, attraverso i motivi, una specie di mappa di quello che è stato il mio cammino a due, prendendo coscienza che spesso gli “errori” sono stati opportunità per cambiare il ritmo della danza.

AI: Ti sei trovata di fronte a qualche pregiudizio nei confronti dello zendala?
GC: Assolutamente no, anzi mi sono trovata davanti a tanta curiosità, entusiasmo e soddisfazione a lavoro ultimato . Anche le persone più restie a prendere in mano una matita si sono trovate a loro agio tra stringhe, campiture e motivi e abbassando il loro giudice interiore si sono permesse di esplorare le loro risorse creative, accorgendosi, poi, che non ne erano così sprovviste.

AI: Quale puo’ essere uno sviluppo futuro di questa speciale e bellissima immagine?

GC: Direi cercare di avvicinare più persone possibile a questo momento di incontro con se stesse , un’oasi in mezzo al frastuono della giornata . In una cultura dove il “di più è meglio” cercare di far scoprire che è vero anche l’opposto; un ritorno alla semplicità. Usando solo un pennarello e un pezzo di carta si può fare molto per il proprio benessere.

Grazie per aver condiviso con me e tutti i lettori di mandalaweb.info la tua esperienza.

Per avere maggiori informazioni su Gabriella Costa e il suo lavoro

Per avere maggiori informazioni su Gabriella Costa e il suo lavoro
Counseling Blog: http://ri-trovarsi.myblog.it
Mandala Blog: http://counselingearte.wordpress.com
Gabriella Costa ARTcounselor gabriellacosta@artcounseling.it

testo originale pubblicato 4 nov 2013,su www.mandalaweb.info
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