pubblicato 30 ott 2016, 20:03 da Annalisa Ippolito   [ aggiornato in data 30 ott 2016, 20:11 ]

Antonella De Santis vive in Puglia, a Castellaneta Marina in provincia di Taranto, nella vita è un’ insegnante di Lettere, per passione si dedica all’ Arte e sperimenta quella che definisce “Arte di sabbia”. Le sue sono opere figurative, soprattutto Mandala o opere di ispirazione mandalica, che hanno tutte il cerchio come motivo ricorrente e che non riproducono fedelmente struttura, forme e colori precisi dei Mandala documentati, ma che ad essi si ispirano e che reinterpreto in chiave personale.
Qui di seguito uno scambio tra e e lei sul Mandala e la sua arte.
Annalisa Ippolito:Ciao Antonella, allora come hai conosciuto il Mandala?Antonella De Santis: Ho conosciuto il Mandala in un periodo buio della mia vita in cui, a causa di una depressione, ho dovuto seguire una percorso di counseling e nello studio della mia couselor campeggiava un Mandala che mi incuriosì e mi colpì particolarmente. Da allora ho iniziato ad approfondire le mie conoscenze sul Mandala, sulla sua storia, le sue origini orientali e i suoi simboli religiosi. Quest’ estate ho avuto l’ occasione che aspettavo da tempo di  assistere di persona alla costruzione e al disfacimento del Mandala del Buddha della Medicina da parte dei monaci tibetani provenienti dal monastero di Gaden – Theor Kangtsen in India, venuti qui a Taranto a diffondere la loro cultura. Un’ esperienza che mi ha messo a diretto contatto con la storia dei tibetani e del loro genocidio ad opera dei cinesi. Decontestualizzata dal suo ambiente di origine,  l’ ho percepita molto meno mistica e spirituale di come mi aspettavo, quanto piuttosto come un evento quasi  fokloristico che, comunque, contribuisce a divulgare la filosofia tibetana della non violenza  e le pratiche ed usanze tibetane molto diverse da quelle occidentali. 
AI: Ricordi il primo Mandala che hai realizzato?ADS: Certo, ricordo benissimo il primo Mandala, anzi i primi, trattandosi di una serie di quattro piccoli Mandala. Uno di essi, “Suk”,  è ispirato ai mercati arabi delle spezie, infatti i colori riprendono proprio quelli delle spezie e ho impiegato sabbie provenienti dalla Tunisia e dall’ Egitto poichè il disegno intricato reso da incastri di triangoli voleva rappresentare proprio l’aspetto intricato dei suk che ho visitato in Egitto e Tunisia. Di questa prima serie fanno parte anche altri Mandala che raffigurano l’esagramma simbolo dell’ energia femminile e maschile insieme, dell’armonizzazione degli opposti e il Mandala a motivo stellare che ho intitolato  “Alfa e Omega”, l’ inizio e la fine di tutto, perchè per uno strano disegno, l’ ho realizzato proprio nei giorni in cui una persona a me cara lasciava questa vita. Inizialmente i miei Mandala erano dei semplici giochi grafici, cromatici e materici con cui mi divertivo a creare forme ed effetti geometrici e decorativi. Poi pian piano, leggendo e documentandomi sempre più,  ho acquisito maggiore consapevolezza di cosa sia un Mandala. Oggi i miei Mandala sono molto più grandi, elaborati e complessi e ancora in evoluzione verso una continua ricerca formale e contenutistica.
AI: Vuoi raccontare qualcosa sulla scelta di questa tecnica?ADS: Questa tecnica prevede l’ uso di sole sabbie di cui sperimento le possibilità tecniche di impiego artistico.  Esse sostituiscono il colore e si fanno esse stesse colore in quanto non sono sovradipinte e non utilizzo pittura se non, in alcuni casi, per creare sfondi intorno ai Mandala. Sono sabbie già colorate artificialmente che trovo in commercio o sabbie naturali raccolte dal mare. La tecnica che utilizzo nasce perché da tanti anni sono un’ appassionata collezionista di sabbie provenienti da tutto il mondo che raccolgo nei miei viaggi o che mi procurano amici viaggiatori. Ne possiedo tante da tutti i continenti e un giorno ho avuto la folgorazione di utilizzarle per creare qualcosa, quasi a volerle far rivivere. Non so come il Mandala sia insorto in me improvvisamente, anche se avevo già avuto occasione di soffermarmi  su disegni di Mandala, ma è come se il Mandala mi aspettasse da tempo custodito tra la polvere delle mie sabbie nell’ armadio del mio segreto inconscio.  Così mi sono ispirata ai Mandala di sabbia tibetani perché sono stata sempre affascinata dalle culture orientali, ma anche dalle pitture di sabbia dei nativi americani Navaho. E’ una tecnica che richiede molto tempo per l’ esecuzione (anche mesi di lavoro per un’ opera) e tanta pazienza perché la sua applicazione è certosina e meticolosa e i miei disegni sono minuziosi perche’ si ispirano spesso agli arabeschi e ai motivi decorativi orientalizzanti. E’ quasi un mosaico di sabbie applicate con piccoli pennelli e che, nella forma circolare dei miei Mandala,  simboleggiano per me quel pezzetto di mappamondo geografico da cui esse provengono, trasmettendo un messagio di multietnicità e confronto tra  popoli. Le mie sabbie sono state il tramite tra me e i miei Mandala, un disegno “predestinato”  e una  scelta materica non  casuale perchè il Mandala è simbolo di infinito e come recitava William Blake  “Vedere il mondo in un granello di sabba è tenere l’ infinito nel cavo della mano e l’eternità in un’ ora”. 
AI: Quale significato hanno per te i Mandala?ADS: Il Mandala per me è sostanzialmente un oggetto artistico divenuto il principale soggetto dei miei quadri.  Io non sono buddista, quindi non è per me un oggetto di culto, non sono una terapeuta quindi non utilizzo il Mandala per scopi terapeutici. Io “dipingo con la sabbia” e sono stata attratta dal Mandala per le sue suggestioni, per le sue forme armoniose e ipnotiche, per i suoi simboli.  Il Mandala è quindi  per me sostanzialmente un’ opera d’ arte, anche se è un’ immagine creata per le pratiche rituali religiose, di meditazione e di conoscenza interiore, tuttavia per le sue forme incredibili e i suoi effetti caleidoscopici, costituisce comunque un’ esperienza estetica in quanto cattura i nostri sensi con la sua bellezza, con i suoi giochi cromatici e, in questo senso, dal mio punto di vista ha un intrinseco valore artistico come celebrazione di bellezza e perfezione. Oltre ogni pretesa concettuale, realizzare Mandala per me è quindi un modo per evocare sensazioni e suggestioni e ricreare atmosfere con una manciata di sabbie che, danzando in un cerchio come popoli in girotondo,  evocano il fascino di mari lontani e terre misteriose. Il Mandala ha significato per me venire a contatto con mondi e culture diverse di cui le mie opere si fanno veicolo, in tal senso quasi un’ esperienza “esotica”, riscontrabile anche nella scelta di repertori e motivi decorativi orientalizzanti come gli arabeschi.  Inoltre è per me un modo di creare qualcosa di insolito, diverso, alternativo e in cui pochi artisti si cimentano. Da un punto di vista psicologico, per me “Il Mandala è il mio tondo per dimenticare il mondo e ritrovare il mio mondo”, il mio centro, il mio spazio circolare in cui sono e posso essere finalmente me stessa. Significa evadere dalla realtà, dimenticare stress, problemi, ansie e preoccupazioni e lasciare tutto il resto fuori di me per giungere ad uno stato di svuotamento mentale che mi procura rilassamento, benessere interiore, armonia e perfino gratificazione e felicità di fronte al risultato finale. E’ per me un’ esperienza liberatoria attraverso cui mi abbandono alla mia creatività e all’ ispirazione del momento e il Mandala mi trasporta in una dimensione in cui cancello il tempo e raggiungo quella pace, serenità e ottimismo che altrimenti difficilmente riesco a trovare perché io realizzo pienamente me stessa e affermo a pieno la mia personalità solo quando creo. Per me l’ Arte è libertà  ed evasione dai condizionamenti esterni che  “inquinano” il nostro equilibrio interiore. In tal senso per me il Mandala è “purificazione”.  L’attività creativa  è qualcosa che mi riconnette con la parte più spirituale  di me stessa e della vita che spesso, con i suoi obblighi, doveri, impegni, costrizioni, schiaccia la nostra anima. L’ arte ci ricorda che abbiamo un’ anima  e che questa anima, questa dimensione spirituale che è in noi e che  troppo spesso è soffocata dalla quotidianeità, va espressa e coltivata alla pari della dimensione più tangibile e concreta dell’ esistenza. In tal senso per me il  Mandala è  “terapeutico” come tutte le forme d’ arte. Quando riesco a ritagliarmi, durante la giornata, un po’ di tempo per dedicarmi ai miei Mandala e all’ Arte in genere, quella per me è una giornata positiva e proficua, la giornata ideale, la giornata che vorrei.  Accostarmi ai Mandala è stato per me come scoprire qualcosa che, inconsciamente, era già dentro di me e che ho imparato ad esprimere anche fuori di me attraverso forme, colori, materiali che amo, esprimendo me stessa e la mia creatività innata e insopprimibile, trasformando i miei pensieri in colorati cerchi che racchiudono e proteggono il mio universo interiore.
AI: Quali sono i pregiudizi, se ci sono, che hai incontrato sulla tua arte?ADS: Più che di pregiudizi, parlerei piuttosto di ignoranza in materia poiché sono in pochi a voler conoscere e approfondire un argomento troppo distante dalla nostra cultura occidentale e dalle nostre convenzioni. Il pregiudizio in campo artistico deriva dal fatto di creare qualcosa di inusuale e per questo poco compreso. Non è facile affermarsi con l’ “Arte del Mandala” in un ambito fatto prevalentemente di correnti e tecniche artistiche ben definite poiché realizzare Mandala non è annoverabile o classificabile in nessuna corrente artistica. Quella con la sabbia poi è una tecnica particolare non sempre considerata alle stessa stregua di altre. Perciò devo crearmi una nicchia tutta mia, rivolta ad un pubblico che apprezza proprio questa originalità. Nonostante le divagazioni propostemi, preferisco perseguire la mia strada più autentica che è quella dei miei Mandala senza lasciare che essi si confondano tra altre opere figurative con cui poco hanno a che fare e senza lasciarmi distogliere, in questa ricerca artistica ed esistenziale, da tematiche imposte e non sempre facilmente interpretabili attraverso la figurazione del Mandala.  Io vorrei fare del Mandala la mia Arte ed essere riconoscibile come “L’ artista dei Mandala”  anche a rischio di non essere compresa in certi contesti artistici in cui il  Mandala non è considerato propriamente una forma d’ Arte.  Ma per me l’ Arte è originalità, unicità e innovazione, non omologazione. Per questo però  ho sempre la sensazione di non essere considerata dagli “addeti ai lavori” allo stesso livello di artisti che seguono correnti e tecniche artistiche tradizionali. E’ questo, per me il vero pregiudizio. Trovo  che la cultura del Mandala faccia fatica ad affermarsi e, artisticamente parlando, almeno per la mia esperienza, la maggior parte dei visitatori alle mie mostre, pur manifestando molti consensi e apprezzamento, è ancora prevalentemente attratta dal genere figurativo tradizionale e difficilmente acquista o espone in casa Mandala perché i gusti diffusi sono legati maggiormente a soggetti  figurativi più classici ed immediati da capire, perché del Mandala non si conosce il vero senso e la sua funzione, viene associato a religioni troppo diverse o percepito come un cerchio puramente decorativo e non vi è  abbastanza curiosità, interesse o preparazione culturale per approfondire il suo significato più profondo e complesso.
AI: Quali sono i tuoi progetti futuri con il Mandala?ADS: Il Mandala racchiude in sé l’ infinito, sono infiniti i suoi significati, le sue forme, i suoi colori, il suo mondo. Perciò credo sia ancora infinita la strada della conoscenza che mi si apre davanti sperando che il tempo mi conceda di continuare a percorrerla fino in fondo.  Dal 2011 ho dovuto tralasciare l’ Arte a causa della maternità ed essendomi rimessa all’opera solo di recente, credo di avere ancora tanto da sperimentare sia teoricamente che tecnicamente e che il mio disegno del Mandala sarà soggetto ad una progressiva evoluzione. Tempo permettendo, vorrei lasciarmi sempre più andare al Mandala in modo che il suo disegno in me diventi sempre più fluido, libero ed istintivo, affinchè attraverso di esso anche il mio animo impari a lasciarsi andare e a superare blocchi emotovi, inibizioni, freni e limiti interiori che, inevitabilmente, la vita impone.Mi piacerebbe incontrare e parlare  di persona con un monaco tibetano per intervistarlo e lasciare che mi trasemetta la sua conoscenza su ogni forma e simbolo dei Mandala. Mi piacerebbe acquisire una conoscenza ancora più approfondita sull’ interpretazione del linguaggio mandalico che ciascuno di noi ha in sé.  Sento di essere in quella fase artistica di sospensione in cui si volta pagina e ci si ritrova davanti ad una nuova tavola bianca e vergine sulla quale si deve trovare il coraggio di lasciarsi andare a nuove ispirazioni. Vorrei quindi realizzare una nuova produzione per esporre in altre mostre personali nuovi Mandala di sabbia  reinterpretati a modo mio.  Un progetto ambizioso che richiederebbe anni di lavoro è quello di  continuare a studiare a fondo gli antichi rosoni medioevali che per forma, struttura e simboli sono assimilabili ai Mandala, la mia ultima opera ora in corso è , infatti, proprio il Rosone tridimensionale in sabbia della cattedrale di Matera, un lavoro complesso che sta richiedendo mesi per la sua realizzazione. Come fanno le donne indiane con i Kolam, mi piacerebbe disegnare Mandala di sabbia per terra, nelle piazze, sarebbe un’ esperienza nuova per me. Di recente ho anche iniziato a disegnare a mano libera Mandala ispirati al metodo Zentangle che è la filosofia del “creare con consapevolezza” e vorrei continuare anche questa esperienza grafica che mi piace perché conduce il mio momentaneo atto creativo laddove nemmeno io stessa so di arrivare o prevedere. Mi piacerebbe condividere con altri la mia esperianza del Mandala divulgando la sua conoscenza tra la gente, come già cerco di fare nelle mie esposizioni e magari, tempo permettendo, tenere delle lezioni per insegnare la sua storia o organizzare dei laboratori per insegnare l’ Arte di sabbia dei Mandala. Questo perché un approccio pratico al Mandala credo sia più accattivante e susciti maggiore interesse. Tutti possono accostarsi al Mandala anche se inizialmente in forme semplici ed istintive, l’ ho sperimentato in una delle mie ultime mostre in cui ho esposto un grande cerchio bianco e vuoto segnato solo da sottili linee guida che partivano dal centro  e ho invitato i visitatori  a divertirsi disegnando delle libere forme fantasiose disposte in senso circolare. Il risultato è stato un grande Mandala, come un puzzle in cui ciascuno ha lasciato un semplice segno della propria creatività e fantasia del momento. A volte impiego il Mandala a scuola, come insegnante, con alunni iperattivi e con difficoltà  di apprendimento e ho constatato che colorare Mandala li aiuta a rilassarsi nel banco e a concentrarsi in un’ attività precisa  senza più disturbare la lezione! Inoltre sto sperimentando l’ esperienza didattica che potrebbe diventare un progetto più ampio e che ho chiamato “Favole e Mandala”: in classe ci ritagliamo un momento ludico – creativo, i ragazzi colorano Mandala, poi ne scelgono uno e si soffermano ad osservarlo e,  lasciandosi  ispirare dalle sue  forme e dai  suoi colori, si cimentano nel dare un titolo al Mandala stesso e nell’ inventare una storia, un racconto, una favola….e i risultati sono davvero sorprendenti e di grande poesia e bellezza…  E’ un inizio… Le idee non mancano, quel che manca per realizzare tutti i sogni e i progetti è solo il tempo…
AI: Grazie per tutte le tue parole.ADS: Ringrazio quanti mostreranno interesse per questa mia testimonianza. Antonella 
Per contattare Antonella e visionare le sue opere: pagina Facebook , Antonella De Santis mail   desantis.67@libero.it