Il Mandala e’ una forma espressiva del linguaggio grafico usata fin dai tempi piu’ remoti. La parola Mandala è una parola di origine sanscrita costituita da due parti: la parola Manda tradotta con “essenza” e il suffisso la che puo’ essere tradotto con la parola “contenitore”, quindi si puo’ letteralmente tradurre il significato in “contenitore dell’essenza”. Una definizione molto suggestiva che anticipa il significato profondo della geometria del mandala. La forma geometrica privilegiata dal Mandala e’ il cerchio, una immagine che richiama motivi ancestrali e rassicuranti che suggeriscono totalita’, unita’ e connessione tra il centro e la periferia.

L’origine del Mandala si perde nella notte dei tempi benche’ si faccia risalire all’India, paese in cui ha raggiunto livelli eccezionali nell’uso e nella rappresentazione grafica. La presenza di forme mandaliche è una costante nella storia dell’umanità e anche oggi la nostra vita quotidiana è continuamente in contatto con le forme circolari al punto che spesso non ci accorgiamo di quanto siamo immersi in un mondo “mandalico”. Questo, secondo il più illustre studioso di mandala, lo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung, avviene perchè il Mandala e’ una forma simbolica collettiva. Un linguaggio comune insito nella memoria genetica dell’umanita’ e di cui siamo consapevoli solo parzialmente.

Nessun simbolo ha una storia tanto condivisa come il Mandala, si incontra in molte culture anche se in ambiti diversi che vanno dalla medicina, alla psicologia, all’arte, alla religione. Seppure con esiti ed usi differenti in ciascuna cultura lo scopo del Mandala e’ quello di ristabilire unione e benessere psico-fisico-spirituale tra l’essere umano e il cosmo in cui egli e’ inserito.

Il Mandala risponde alle esigenze di armonia ed equilibrio in una realta’ sempre in movimento tra vita materiale e vita spirituale. Porta con se’ un messaggio di benessere e pace in qualche modo “magico” perche’ tocca le corde piu’ profonde dell’essere umano ricollegandoci a un’ eta’ dell’oro in cui la natura e l’esseza piu’ profonda di ciascuno erano completamente allineate e si integravano con le energie dell’Universo. Una “quadratura del cerchio” che Leonardo da Vinci ha interpretato in maniera mirabile nel suo Uomo Vitruviano dove l’unione tra il materiale – terreno rappresentato dal quadrato (simbolo della terra) e l’immateriale – trascendente rappresentato dal cerchio (simbolo del cielo) sono connessi mediante l’Uomo, elemento dinamico e di congiunzione.

Ripercorrendo la storia dell’umanita’ e’ interessante notare quanto il Mandala attraverso i suoi simboli abbia costituito un punto di riferimento per migliaia di anni e per culture distanti e sconosciute tra loro. Per ricostruire la sua evoluzione, per comprendere il suo codice e la sua essenza e’ necessario abbandonare molti pregiudizi ed avvicinarsi al suo studio attraverso l’antropologia, il mito, le filosofie religiose e curative, le antiche Arti Liberali (matematica, geometria, musica e astronomia) non meno che l’interpretazione dei sogni di matrice  junghiana.

Il mandala piu’ antico di cui si ha notizia e’ una incisione di 6000 anni fa. Si trova sul soffitto di una delle Piramidi di Abido in Egitto dedicate al dio Osiride e’ il Fiore della vita o Fiore della Genesi. Ottenuto dalla rotazione di 6 cerchi racchiuderebbe nei suoi 6 petali il mistero della creazione e della genesi avvenuto in 6 giorni.

Grazie all’interpretazione biblica della genesi del mondo e al numero aureo, esistente in natura e associato al passaggio dalla geometria piana a quella tridimensionale, il motivo ha avuto molto successo nel Medio Evo. Considerato perfetto, il Fiore della vita e’ stato utilizzato nella costruzione di edifici religiosi e nella decorazione parietale sia esterna sia interna in numerose chiese e cattedrali, tra cui San Clemente e Santa Maria in Trastevere a Roma e nella chiesa di San Miniato al Monte di Firenze.
Il simbolo del fiore della vita si trova anche in molte altre culture e luoghi del mondo, per i Celti era collegato alla potenza creatrice del sole e come tale era un simbolo di fortuna e buon auspicio, con lo stesso simbolismo e’ stato utilizzato in altri Paesi come Cina, Etruria, Gerusalemme (inciso nel Tempio) e su pavimenti Assiro-Babilonesi la cui ricostruzione si trova oggi al British Museum di Londra. (foto a sinistra)

Uno degli esempi di architettura mandalica di cui ancora non sono stati svelati tutti i misteri e dal fascino intatto e’ Stonehenge. Ancora oggi ci si chiede come pietre tanto pesanti siano state trasportate nella piana di Salisbury, in Inghilterra, circa 3000 anni avanti Cristo e perche’. Questa incertezza ha dato origine a diverse leggende alcune legate al mito di re Artu’ e di Mago Merlino, altre ai Druidi e ai Celti, antichi abitanti del Nord Europa, altre ancora ai Giganti. Proprio a loro si narra che Mago Merlino abbia chiesto di trasportare direttamente dalla Scozia l’intera struttura durante una sua fuga. Un’altra leggenda legata al mito dei Giganti vuole che Stonehenge sia l’anello di un gigante, un pegno caduto sulla Terra durante il trasporto. Un dono magico dunque che con la sua circolarita’ ricorda una affettuoso abbraccio o un pegno affettivo, amoroso, amicale? Questo non si sa.
L’interpretazione oggi piu’ accreditata tra le tante ipotesi e’ che con la sua forma circolare ad anelli concentrici orientati al sorgere del sole dei due solstizi d’inverno e d’estate il luogo fosse utilizzato come osservatorio astronomico. Gli anelli circolari erano corridoi per le cerimonie dei solstizi e dunque Stonehenge era un luogo di culto della societa’ neolitica. Un aspetto molto interessante e’ la precisione dell’orientamento delle pietre e il fatto che l’architettura all’epoca potesse concepire una struttura cosi’ complessa. Una societa’ in grado di erigere con tanta precisione una struttura architettonica e che aveva una classe sacerdotale tanto organizzata doveva essere molto avanzata!

Un mandala altrettanto intrigante di lettura assai articolata e’ il Calendario Atzeco o Piedra del Sol, un grosso monolite messicano cui origine e’ datata intorno al XV secolo. Il Calendario Atzeco rappresenta la sintesi delle conoscenze cosmogoniche e della misurazione ciclico-temporale dei popoli precolombiani.
E’ un esempio eccezionale dell’arte e della scultura dell’epoca, e al tempo stesso una dimostrazione della straordinaria cultura scientifica e della mitologia del popolo atzeco. Il Calendario e’ costituito da otto circoli concentrici scolpiti con immagini simboliche e mitiche. Al centro si trova la figura del Sole considerato l’intermediario tra gli uomini e le stelle. Sugli altri anelli si trovano le rappresentazioni del sistema planetario, della creazione della Terra e delle sue ere, dei punti cardinali principali e intermedi, dei giorni e delle notti di ogni mese, dell’oroscopo (che aveva venti segni incomparabili con il nostro tradizionale o con quello cinese) e sono tutte espresse attraverso immagini e temi simbolici. Ciascuna collocazione aveva una precisa funzione all’interno del calendario, che diventava uno strumento di divinazione e gestione delle decisioni all’interno della comunita’ atzeca. La rappresentazione simbolica del cielo e della terra, del giorno e della notte, della forza maschile e femminile (le coppie che si salvano da ogni era geologica e che garantiscono le generazioni future) ricorda l’interpretazione degli opposti e la simbologia taoista dello ying e dello yan per cui solo con l’unione degli opposti si puo’ arrivare alla totalita’ assoluta. Un concetto espresso anche dal Libro dei Mutamenti o I’Ching.

Un Mandala che esprime ampiamente il collegamento tra il nostro mondo esterno e quello interiore, rappresentando un percorso, un viaggio in un dedalo di esperienze e suggestioni che si dipana davanti e’ il Labirinto. Il Labirinto e’ una delle forme mandaliche piu’ antiche di cui si abbia memoria, con i suoi cerchi a spirale rappresenta un percorso interiore, di iniziazione, un percorso di conoscenza e purificazione attrverso cui lo spirito si eleva e recupera il centro di se stessi e l’armonia. Abbiamo notizie di labirinti gia’ 5000 anni avanti Cristo.

I due Labirinti piu’ famosi e legati al mito e alla meditazione sono il Labirinto di Cnosso a Creta, conosciuto per il mito di Teseo che riesce a sconfiggere il Minotauro grazie al filo di Arianna e il Labirinto di Chartres, la cattedrale dell’omonima citta’ in cui la immagine del Labirinto corrisponde ad un viaggio spirituale, un pellegrinaggio in Terra Santa per i fedeli che volessero arrivare a vedere la Gerusalemme Celeste, un percorso di penitenza e preghiera molto diffuso nell’epoca Medievale.

Il labirinto aveva un duplice significato: difendeva il centro, il sacro, il cuore della citta’ o della fede che rappresenta il centro del mondo dagli attacchi del profano, del nemico, del male in vista di una ricompensa materiale o morale. Nel mito di Teseo la lotta tra il giovane (simbolo del bene) e il minotauro (simbolo del male, degli istinti bassi ed animaleschi) rappresenta l’eterna lotta che ciascuno compie per elevare lo spirito e superare le prove nella quotidinaita’ della vita.

Altri esempi di labirinti sono stati ritrovati tra le rappresentazioni di artisti aborigeni australiani (foto a sinistra) e una variante si trova anche tra i dipinti dei nativi americani.