Questo mandala, dipinto su cotone e risalente al XVIII secolo, appartiene al lignaggio Nyingma del Buddhismo tibetano. L’opera raffigura Shri Devi (Rangjung Gyalmo) in un mandala condiviso con Bernagchen Mahakala, conosciuto come il Mahakala del Mantello Nero (gon po nag po ber nag chen kyil khor).
A colpire immediatamente è la composizione: insolita e simbolica molto potente. Al centro spicca una piccola immagine di un coltello ricurvo sopra una teca cranica, emblema diretto del Mahakala Mantello Nero. Il cuore del mandala si presenta come una struttura triangolare, un vero e proprio palazzo a tre lati, ciascuno con una porta a forma di “T”. Le pareti sono adornate da iconografie cruente: teste umane, pelli, viscere intrecciate a formare ghirlande. Questo è il linguaggio visivo del sacro, che in Tibet passa anche attraverso immagini forti e archetipiche.
All’interno del triangolo si trovano quattro ruote d’armi dai toni grigio-bluastri, incastonate una dentro l’altra. Al centro, accanto al coltello e alla teca cranica, ci sono altri simboli chiave della consorte Shri Devi: un piolo rituale (kila), uno specchio, una lancia e un laccio a forma di serpente.
Tutti questi elementi iconografici, uniti alla struttura del palazzo triangolare e alla disposizione delle quattro ruote, permettono una chiara identificazione del mandala: questa è una rappresentazione unica e specifica della coppia divina formata da Bernagchen Mahakala e Shri Devi. A coronare la composizione, piccoli cerchi colorati posti sui raggi delle ruote: sono le figure del seguito, le entità spirituali che accompagnano e circondano le divinità centrali.
Fonte: Scheda rielaborata e tradotta dall’originale del dott. Jeff Watt ( 2001/2008)
Immagine di copertina Rubin Museum of Art (New York)
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