di Annalisa Ippolito

Questo dipinto rappresenta una situazione particolare che si verifica al momento della morte, secondo la credenza buddista, in cui abbiamo l’opportunità di raggiungere uno stato mentale illuminato. Le divinità raffigurate nel mandala sono descritte in un antico testo del XIV secolo intitolato “Le divinità pacifiche e irate: insegnamenti profondi sulla mente di saggezza auto-liberante”, che rappresenta un tesoro di insegnamenti (terma) scoperti da un tertön, ovvero colui che trova tesori negli antichi scritti, chiamato Karma Lingpa. Queste immagini ritraggono le divinità pacifiche che si manifestano come visioni luminose in un momento specifico tra la morte e la rinascita. L’intento di queste visioni vivide è incoraggiare la mente a riconoscere la vera natura delle visioni stesse e liberarsi. Nel caso in cui questa preziosa opportunità venga sprecata, si manifestano le visioni delle divinità irate, diventando più difficile riconoscere la vera essenza delle visioni stesse. Tuttavia, se la mente riesce ad avere almeno un attimo di consapevolezza nel riconoscere la natura delle immagini, la nascita successiva non avverrà nei regni inferiori dell’esistenza. Gli insegnamenti del bardo consentono ai praticanti di preparare e allenare le loro menti per affrontare questa transizione verso la futura esistenza. 

Source: Rubin Museum

photo: Rubin Museum of Art, Gift of Shelley and Donald Rubin