di Annalisa Ippolito

L’Abbazia di Santa Maria a Staffarda (1128 ca), in provincia di Cuneo, è un luogo mistico affascinante. Al suo interno, in un tripudio di stelle a otto punte, di soli e fiori della vita, di simboli misteriosi e croci templari si trova un’immagine che esercita una grande attrazione e dalla quale è difficile staccare gli occhi: la Rosa di Staffarda. 

Individuarla comporta un piccolo sforzo perché occupa una posizione insolita nei pressi di una finestra e alzando gli occhi si viene investiti dalla luce che penetra dall’esterno creando un effetto di controluce. Apparentemente questa collocazione non rispetta alcuna legge armonica o modulare, anche se c’è da dire che l’attuale impianto decorativo e architettonico di Staffarda non è propriamente ortodosso a causa dei notevoli rimaneggiamenti effettuati durante i circa nove secoli di vita dell’Abbazia.  

Ciò che mi interessa sottolineare di questo affresco è la sua singolarità e la similitudine della Rosa a una geometria mandalica. 

Questa immagine geometrica e policroma è costituita da diverse linee che si intrecciano e si intersecano ricordando il nodo quadruplo o fiore dell’Apocalisse, è completata da due cerchi concentrici e una figura romboidale e cruciforme posta al centro. 

La cromia dell’affresco tra blu-verde e rosso risulta coordinata ai colori dominanti nel resto della chiesa, il rosso, il bianco e il nero. 

Diverse sono le ipotesi di lettura di questa somma geometrica che richiama certamente un mandala, tuttavia ancora oggi in mancanza di fonti certe e rileggendo le testimonianze culturali e spirituali dell’epoca in cui fu costruita (XII secolo), si può ipotizzare per questa iconografia un significato metafisico, mistico e cosmico. Il cielo, la terra e al centro una forma che costituisce il legame tra i due ed è fatta a immagine somiglianza di Dio.  Seguendo questa ipotesi la Rosa di Staffarda sarebbe sarebbe la traduzione di concetti filosofico, spirituali in forme geometrico-sacre dell’unione tra il cielo e la terra, tra lo spirituale rappresentato dall’asse verticale, e il materiale, rappresentato dal vettore orizzontale. La figura, inoltre, riesce a includere gli opposti tra dinamicità e staticità. Infatti la presenza del cerchio e della figura centrale che poggia su un solo vertice esprime una energia in divenire, sempre in movimento senza inizio né fine, come il tempo divino, ma in un altro senso è una figura molto statica, praticamente immutabile dato che anche capovolgendola non cambia aspetto ed è dominata dalla romboide centrale che contiene il quattro e i suoi significati. 

La Rosa di Staffarda rimane nonostante tutte le possibili interpretazioni un bellissimo mistero che affascina e cattura l’attenzione accompagnando chiunque in un viaggio spirituale nel tempo e nell’anima.

Foto per gentile concessione di Lorena Colizza