di Eloisa Agliata

“….l’uomo che comprende un simbolo non soltanto ‘apre se stesso’ al
mondo oggettivo, ma allo stesso tempo riesce ad emergere dalla sua
situazione personale e a raggiungere una comprensione universale…Grazie
al simbolo, l’esperienza individuale è ‘risvegliata’ e trasmutata in un atto
spirituale.”
Mircea Eliade

Il Mandala è un simbolo sorprendente. Nonostante i libri siano pieni di definizioni e studi su questo strumento o archetipo, ogni volta sembrano esserci nuovi spunti e punti di osservazione. Rifletto, dunque, sulla probabilità che racchiuda in sé un elemento che sia sempre in continua evoluzione, d’altronde, come tutto ciò che ci circonda e tutto il nostro essere. Tuttavia vorrei soffermarmi sul gesto simbolico che ci apprestiamo a compiere mentre stiamo per tracciare il cerchio che delimiterà lo spazio entro il quale avrà luogo il
nostro Mandala.

Questo gesto esteriore ha in sé una grande valenza, quella di metterci in contatto con il nostro spazio interiore; lo stesso spazio che in quel preciso momento è l’espressione di un confine che vogliamo tracciare tra il mondo esterno, con i suoi continui stimoli e le sue continue richieste, ed il mondo interno fatto di ritmi lenti e naturali che si nutre di cure, le nostre. Metaforicamente potrebbe essere la manifestazione del nostro giardino interiore.

Prendersene cura è di vitale importanza, avendo premura di seguirne i suoi ritmi di crescita che richiederanno frequenti potature, sdradicamento di erbacce, rigenerazione del terreno, esposizione alla luce e all’ombra con la giusta quantità di acqua per nutrire in profondità il nostro giardino. Un vero e proprio processo alchemico di continua trasformazione e rigenerazione.

Tracciare un cerchio, allora, può diventare un atto magico, un rituale, capace di proteggere, nutrire, alimentare e vivificare la nostra sfera più intima, quella parte meno visibile di noi stessi eppure così preziosa da animare tutto il nostro essere.

Photo Eloisa Agliata