Mandala Sarvadurgati Tantra, Quattro Re

di Annalisa Ippolito

Il Mandala di Vajrapani e dei Quattro Re o Guardiani della soglia è un pregiato pezzo di arte tibetana, datato nel XV secolo, dipinto su una preziosa tela intessuta di fili d’oro su cotone, pone l’accento su delle figure importanti della tradizione buddista: i Guardiani della soglia.
I guardiani hanno diversi nomi, in sanscrito Lokapala, in tibetano gyal chen shi, in giapponese Shitenno, la loro traduzione varia da i Re delle Quattro Direzioni, i Guardiani delle quattro direzioni o più semplicemente i Quattro Guardiani; nonostante i diversi nomi però si tratta sempre dello stesso gruppo di figure rappresentate nell’arte sacra Tibetana e Himalayana.
Le figure di questi quattro personaggi sono intrinsecamente legate alla tradizione Hindù e a quella Tibetana, sencondo alcuni studi pare che siano patrimonio culturale delle civiltà pre-induistiche.
La leggenda narra che fossero presenti alla nascita del Buddha Sakyamuni e che gli abbiano donato quattro ciotole (patra) fatte di zaffiri o lapislazzuli le quali una volta nelle mani del Buddha si trasformarono miracolosamente in una sola patra uno degli attributi iconografici del potere del Buddha.
La loro missione è quella di proteggere il Dharma e sono sempre accanto alle manifestazioni del Buddha, in questo caso sono intorno a Vajrapani, (Colui che regge lo scettro del Dharma).
Ogni guardiano ha delle caratteristiche precise, iconografiche, spirituali e mentali.
Il colore dei guardiani corrisponde al punto cardinale e alla porta in cui sono collocati, hanno degli attributi che li distinguono, i nomi cambiano a seconda del Paese di appartenenza e i colori possono modificarsi da regione a regione. Tenendo presenti tutte le varianti, di seguito cito i loro nomi in sanscrito la lingua madre delle scritture sacre, Vaiśravaṇa (Kubera) risiede a Nord, è di colore giallo, i suoi attributi sono il parasole, la Mangusta e lo stupa, Virūḍhaka si colloca a Sud, il suo colore è il blu e il suo emblema è la spada, Dhṛtarāṣṭra è bianco, risiede ad Est e il suo attributo è il pipa, un liuto a quattro corde tipico dell’area cinese, Virūpākṣa risiede a Ovest, il suo colore è rosso e i suoi attributi sono il serpente, la pagoda e la perla.
Nei mandala talvolta i Quattro Guardiani sono rappresentati i loro emblemi, specialmente nelle creazioni di sabbia.
Sono rappresentati come demoni irosi e spaventosi perché la loro funzione nel cammino di conoscenza è quella di mettere alla prova l’iniziato.
Carl Jung nei Quattro Guardiani vede la manifestazione del terzo archetipo ossia il Demone che mette alla prova l’eroe nel suo viaggio di conoscenza e iniziazione e lo costringe mediante una lotta, dura e purificatrice, ad affrontare le sue angosce, le paure, la forza di volontà e al fine di superare i propri limiti e poter entrare nello spazio sacro. Trasformato e consapevole di sé.

Fonti e approfondimenti:
R. F. Ficher, Art of Tibet
Tibetan Iconography of Buddhas, Bodhisatvas and Others deities
H. Zimmer, Miti e simboli dell’India
H. Zimmer, Filosofie e religioni dell’India
Karl H.Potter The Encyclopedia of Indian Philosophies, volume 9
C.G. Jung, Simboli della trasformazione
C.G. Jung, Gli Archetipi dell’Inconscio
Rubin Museum Archive
http://www.palikanon.com/

Photo from Robin Museum Archive