Sigirya e’ uno dei monumenti che l’Unesco ha decretato patrimonio dell’umanita’. Il sito che si trova in Sri Lanka conserva un fascino e una suggestione particolari, non solo per la sua architettura, una rocca monumentale, chimata “Lion Rock”, costruita durante il V secolo d.C. ma pure per gli affreschi che li’ sono conservati.

Su una delle pareti che porta alla sommita’ della rocca sono conservate alcune riproduzioni di immagini femminili. Ritrovati casualmente nel 1831, gli affreschi hanno richiamato subito l’attenzione di specialisti e appassionati per il loro straordinario grado di consevazione. Ancora in buonissimo stato grazie alle condizioni climatiche, riparate dalla luce e dalla pioggia offrono ai visitatori una visione meravigliosa. Colori vivaci e campiture nette, mettono in risalto canoni di leggiadria e bellezza, e i lineamenti dei volti sono molto realistici, tanto da far pensare ad un intento ritrattistico. La teoria di figure femmiili che si snoda lungo la parete e’ stata di volta in volta definita come la riproduzione di principesse, o di cortigiane o di danzatrici sacre della corte del re Kasyapa. Il sovrano cui si deve, secondo la datazione, la storia e la leggenda, la costruzione di questo luogo. A meta’ tra un palazzo e una fortezza, era sicuramente un centro culturale di una certa rilevanza, ma nei secoli Sigirya e’ stato anche un monastero buddista.

Una parte delle figure sono andate perdute, in buono stato ne rimangono circa ventuno. Le figure femminili sono ritratte in processione, procedono per lo piu’ a coppie, alcune sembrano portare offerte di frutta, altre invece portano fiori di loto, hanno acconciature molto elaborate, e indossano gioielli molto ricchi. I colori dei loro corpi vanno dal bianco, al verde al giallo, e questo dettaglio, insieme alla qualita’ dei simboli che accompagnano le “danzatrici del cielo”, ha fatto pensare ad alcuni studiosi che si tratti di manifestazioni di Tara nei suoi diversi colori.
Inoltre, il numero delle figure raffigurate e’ 21 e pare essere un netto richiamao al numero delle manifestazioni di Tara. I simboli divinita’ femminili, sono indossati come gioielli e spesso erano indossati come talismani per invocare doni, benedizioni e protezione. I simboli associati alle cosiddette “danzatrici del cielo”, il loto e la frutta sono entrambi allegorie degli emblemi di Tara, eredita’ di rituali e atributi di dee di un periodo pre-buddista.

Ancora oggi, tuttavia, la critica e gli storiografi sono divisi sull’interpretazione da dare a queste figure. Una analisi accurata e basata su numerose fonti e’ quella di Raya De Silva.
Lo studioso sostiene che il luogo fosse un enorme monastero della corrente Mahayana-Theravada e che fosse dedicato a Tara; che come Cibele, Cerere e ai nostri giorni Maria, riflette lo stesso bisogno umano, di ricevere protezione divina e cura materna.
Per rafforzare la sua analisi, oltre a riportare similitudini e richiami iconografici e allegorici del culto della Tara Devi, De Silva, richiama la presenza di acqua e di pozzi, nonche’ le vestigia delle abitazioni destinate ai monaci e ai rifugiati che sorgono sulle colline intorno alla grande rocca.
Anche se non e’ al momento possibile attestare con certezza uno studio piu’ di altri, resta comunque il fascino di queste immagini cosi’ delicate, sensuali e nello stesso tempo ieratiche che ammaliano chi le osserva e celano nel loro sorriso arcaico il segreto della loro origine e la loro essenza.

Fonti foto e info:
http://catherinegerst.unblog.fr/a-propos/
http://sigiriya.org/
http://whc.unesco.org/fr/list/202/
http://www.rootsweb.ancestry.com/

Testo originale pubblicato 17 ott 2014 su www.mandalaweb.info http://www.mandalaweb.info/approfondimenti/news/sigiriyagliaffreschimisteriosidelledanzatricidelcieloottobre2014