“Il mandala e’ cosa per sua natura segreta. Se te ne interessi per acquisire fama, vantando orgogliosamente con gli altri il frutto delle tue ricerche, non hai l’atteggiamento giusto. Se invece la tua opera scaturisce da sforzi per offrire aiuto agli altri, questo e’ l’atteggiamento mentale giusto per contribuire alla propria e altrui liberazione”.
Khempo Thubten a Martin Brauen

cit. Martin Braunen

Il mandala ha una storia lunga, affascinante, piena di simboli e segreti che non sono sempre accessibili all’occhio e all’orecchio di chi non maneggia bene il suo linguaggio. Tuttavia per sua natura e’ intrinsecamente radicato all’interno dell’anima dell’intera umanità, questo il motivo per cui e’ facile pensare di poterlo usare e definirlo un “piacevole passatempo”, o uno strumento di meditazione o un disegno. Il mandala però è molto di più.

E’ un percorso, è una strada che una volta intrapresa non sappiamo dove ci conduce, speriamo, auspichiamo alla liberazione e alla luce. Tuttavia è difficile darne una definizione piena e concreta dato che ci riferiamo ad un sistema distante, sia culturalmente che spiritualmente, da quello in cui siamo abituati a muoverci.

Il mandala è il ritratto dello spirito umano, dice Midal, fa riferimento a un insieme di elementi che costituiscono l’intero essere umano.

L’ego umano, secondo il buddismo tantrico, prende coscienza di sè quando esperisce l’esistenza, la forma delle cose, per forza finite e per forza cristallizzate in qualche “oggetto” tridimensionale, quello che noi chiamiamo comunemente realtà.

Per comprendere queste forme, non possiamo fermarci alla loro apparenza ragionata, abbiamo bisogno di sentir

li e per fare questo ci poggiamo ai sensi, al piacere, al dispiacere che proviamo nel relazionarci a una cosa o a una persona o a un paesaggio o a una esperienza. Le nostre impressioni sensoriali rispondono al bisogno di comprendere, di amare o odiare e da ciò scaturisce il dualismo in cui muoviamo, in cui creiamo una scala di valori e uno schema di giudizio basato sui distinguo e sulle sensazioni legate al piacere e al disgusto. Estendiamo poi questa duplicità ai sentimenti di buono, cattivo, valido, non valido e cerchiamo di renderli più concreti; la nostra coscienza, il nostro meccanismo di base, coordina tutte queste funzioni, abitudini le chiamo, per rendere la realtà comprensibile e darci l’illusione di poterla gestire e organizzare. Tutto ciò pur dandoci quel minimo di sicurezza nei confronti della comprensione della realtà e’ comunque una attitudine limitata.

Il mandala va oltre questo nostro limite, il mandala è una evoluzione di queste capacità limitate e limitanti e fa riferimento alle cinque famiglie di Buddha che sono alla base del percorso del risveglio, alla base della costruzione dell’Universo, come ci suggerisce Chögyam Trungpa.

Ogni famiglia ha un Buddha, un colore, un demone, un elemento, un valore, una capacità trasformante; ciascuno di questi Buddha e ogni sua famiglia contribuiscono alla consapevolezza che non c’è una distinzione tra esterno e interno, tra tutto e individuo, non c’è confine perché non c’è differenza nella materia e quando saremo capaci di comprendere questo, di entrare nella verità del simbolo, allora saremo nel mandala. E questo dato ci accompagnerà nella liberazione dal dolore e dalla oppressione che le nostre limitate considerazioni ci vendono come unica possibile vita.

In questo senso il Buddha suggeriva di scegliere accuratamente le parole con cui ci esprimiamo perché creiamo la nostra realtà e di essere il cambiamento che vorremmo perché negli altri non possiamo cercare o pretendere quello che noi stessi non siamo.

Per questo il mandala non è uno strumento di vanto, di orgoglio, di ricerca per ottenere qualche beneficio mondano, è uno strumento per accrescere il benessere e la completezza dell’umanità.

Una offerta per contribuire alla pace e all’armonia del mondo, uno strumento che ci spinge all’altruismo e alla condivisione del benessere, delle risorse e della ricchezza. Il destino dell’Uomo è la Pace e senza giustizia non c’è pace, non ci può essere benessere, non ci possiamo sentire parte di un tutto.

Ecco il segreto del mandala, ecco la grande difficoltà nel realizzarlo ed ecco perché è così facile lavorare anche in maniera inconscia con questo disegno, affonda le radici nelle origini dell’umanità e i concetti che lo sorreggono rigenerano in ciascuno questo sentimento di unione e capacità di accogliere.

Annalisa 

fonti:

G. Tucci, Teoria e pratica del mandala

F. Midal, Mandala, retrouver l’unite’ dans le monde

C. Trungpa, Le mithe de la liberte’ 

Fonte originale: Mandalaweb.info – https://sites.google.com/a/mandalaweb.info/web/approfondimenti/news/ilmandalaelasuanaturasegreta