Nulla accade per caso. E’ un detto al quale credo, cosi’ quando tra le mail che ricevo trovo quella di Livio Bourbon mi incuriosisco e ci sentiamo per telefono. Scopro un evento che mi piace proprio raccontare, invitando tutte e tutti quelli che possono a partecipare.
A Vercelli dal 22 al 24 maggio all’interno della Borsa Merci e’ realizzato un grande mandala di riso che inscritto in un quadrato di 400 metri quadri risulta essere il piu’ grande mandala di riso al mondo.

Alla realizzazione contribuiscono gli studenti del Liceo Artistico Alciati, e quelli delle scuole medie di Avogadro e Pertini, riproducendo il rosone della facciata della basilica di Sant’Andrea.

La costruzione prevede l’uso di piu’ di 2000kg di scarto della lavorazione del riso, (che alla dissoluzione sara’ recuperato e dato in pasto agli animali delle cascine della zona) e sara’ di tre qualita’: Nerone (nero), Kolorado (rosso), Gloria (bianco).

Il mio stupore e l’ammirazione per questo evento si colorano di un tocco personale, in quanto insegnante di storia dell’arte e appassionata studiosa di mandala, l’evento mi entusiasma. E mi ispira alcune riflessioni.

Livio Bourbon mi conferma che alcuni monaci e il vescono di Vercelli benediranno il mandala al termine della sua realizzazione dando a questo evento un significato spirituale dalla forte simbologia.

Il mandala orientale e’ uno strumento di meditazione, il rosone nella chiesa medievale, ha la stessa funzione catalizzatrice dell’attenzione del fedele. Entrambi sono un ponte nell’anima tra l’essere umano e il divino. Entrambi guidano lo spirito del meditante e del fedele verso la conoscenza della Verita’ e l’apertura all’amore di Dio. Entrambi hanno l’importante funzione di promuovere l’unione del mondo personale, interirore, il cosiddetto “microcosmo” con il mondo esterno, trascendente, spirituale il ”macrocosmo”.

La straordinaria commistione dei due orientamenti unisce in unico simbolo unitario, il cerchio mandalico, sia il mondo orientale sia quello occidentale con significati di amore e pace. In un cerchio non ci sono privilegi, non ci sono differenze, le distanze dal centro sono le stesse in ogni punto, e’ una sfida entrare nel mandala e conoscere se stessi. Mantenere la propria personale individualita’ eppure sentirsi parte di un tutto, legati ad un infinito di cui si comprende l’immensita’ e’ una esperienza eccezionale e nel mandala, come nel rosone, questo e’ possibile.

Il mandala e’ una offerta, un ringraziamento e in questo caso creato con il riso di tre colori puo’ essere visto come un particolare gesto di ringraziamento alla generosita’ con cui nel Vercellese la terra dona il riso ai suoi abitanti infuenzandone la vita quotidiana, l’economia e la cucina.

Nell’uso dei colori, incontro la terza riflessione, i colori originali degli yantra sono bianco, nero e rosso. Nello yantra questi tre colori rappresentano le tre qualita’ della natura materiale (prakti); al bianco e’ associata sattva, indica la luminosita’, la luce della natura manifesta, la piu’ pura; al rosso e’ associata la qualita’ rajas, il principio generativo, dinamico della creazione; al nero e’ associato tamas, la forza discendente, l’aspetto dell’orscurita’ dell’indolenza “dell’ignoranza”.
I colori sono una forza simbolica, indicano uno stato di coscienza e non sono mai usati casualmente nello yantra come nel mandala, cosi’ come nelle antiche vetrate medievali i colori erano un richiamo alla luce divina.
Il riso con i suoi tre colori fondamentali stende un filo tra Vercelli e le il Sub~continente indiano, dove gli yantra fungono da veicoli per la meditazione e con scopi protettivi e beneagurali.
L’ultima riflessione e’ personale, il rosone di Sant’Andrea a Vercelli e’ il primo mandala tra quelli che ho colorato… e lo conservo ancora con affetto, come una pietra miliare nel mio cammino personale e di scoperta. Ecco il mio grazie di condivisione perche’ nulla accade per caso.

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Mandala di Riso

Testo originale pubblicato 20 mag 2015 su www.mandalaweb.info
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