di Annalisa Ippolito

La chiesa di San Nicola a Pisa custodisce tesori nascosti, tutti da scoprire. Costruita tra l’XI e il XIII secolo, viene spesso attribuita a Nicola Pisano, ma questa attribuzione resta controversa. Nel corso dei secoli, l’edificio ha subito numerosi rimaneggiamenti, soprattutto a causa di almeno cinque incendi che ne hanno modificato la struttura interna ed esterna. Tuttavia, la facciata conserva elementi originali. Il primo ordine presenta caratteristiche tipiche dello stile buschetiano dell’XI secolo: archi ciechi sorretti da lesene, losanghe e oculi alternati, rivestimenti in marmo a fasce bianche e nere, chiaro esempio del romanico pisano. Rimane incerta la soluzione prevista per il secondo ordine, così come la datazione della parte in laterizi (forse del XVI secolo) e del rosone.

Il campanile ottagonale, originale e risalente al XIII secolo, contiene una suggestiva scala a chiocciola interna con gradini a sbalzo: Giorgio Vasari lo citò come modello per il Pozzo di San Patrizio a Orvieto. Tra gli elementi più affascinanti spicca una tarsia, situata sopra il tramezzo e sotto la lunetta laterale dell’attuale portale, che racchiude un mistero. Le sue forme e proporzioni hanno attirato l’attenzione del professor Pietro Armienti, docente di Petrologia e Petrografia all’Università di Pisa. Insieme a un gruppo di ricercatori, ha scoperto che la tarsia riproduce con precisione i primi nove numeri della sequenza di Fibonacci, da 1 a 55.

Questa celebre sequenza, in cui ogni numero è la somma dei due precedenti, compare in molti fenomeni naturali: dalle spirali dei gusci all’orientamento delle foglie, fino alla struttura delle nubi interstellari. La fama di Fibonacci, nato a Pisa nel 1175, fu tale che nel 1225 fu ricevuto dall’imperatore Federico II. La Repubblica di Pisa gli assegnò uno stipendio per il valore dei suoi consigli matematici.

La tarsia di San Nicola, con le sue simmetrie e moduli geometrici, va ben oltre il semplice ornamento. Secondo Armienti, si tratta di una firma, una rappresentazione della Sapienza divina che si rivela attraverso l’armonia delle forme. L’intarsio richiama la struttura del campanile: base quadrata, livello pentagonale, tamburo ottagonale, cella campanaria esagonale sostenuta da sedici archi — il doppio dei lati della base. È il riflesso di un pensiero che collega la matematica alla struttura dell’universo.

Nel suo studio pubblicato sul Journal of Cultural Heritage, il professor Armienti descrive il contesto culturale, sociale e politico in cui fu costruita la chiesa, sottolineando l’influenza del sapere arabo. In quegli anni, i più grandi pensatori dell’Occidente erano immersi in sottili dispute teologiche, mentre prevaleva ancora un’antica concezione di Papa Gregorio Magno, nata nel clima del tardo Impero Romano. Egli riteneva che la fede dovesse prevalere sull’intelligenza, e che credere senza prove fosse un merito per il credente. In quel contesto, Anselmo d’Aosta, fondatore della filosofia scolastica, dovette giustificarsi per la sua dimostrazione razionale dell’esistenza di Dio, sostenendo che l’ozio della mente potesse generare vizi e che, per questo, fosse necessario — anzi doveroso — usare la ragione per non cadere in errore.

In questo scenario, la tarsia assume un significato simbolico profondo, divenendo emblema del pensiero filosofico medievale e ponte verso quello scientifico moderno. Come un mandala, trasforma la sua struttura in un linguaggio simbolico che unisce tecnica, numeri e spiritualità. Il mandala legato alla geometria sacra ha una lunga tradizione: anche quello tibetano si basa su forme geometriche e numeriche legate a pratiche buddhiste e tantriche.

La tarsia di San Nicola rappresenta anche una testimonianza storica della modernità culturale di Pisa durante i secoli della Repubblica, quando l’intreccio di culture favoriva una straordinaria fioritura del pensiero. Un lascito che ancora oggi ci parla della ricerca dell’armonia tra fede, ragione e conoscenza.

fonte e approfndimenti:

P. Armienti, The medieval roots of modern scientific thought. A Fibonacci abacus on the facade of the church of San Nicola in Pisa, Journal of Cultural Heritage (2015)
F. Rodi, Da Biduino a Nicola “de Apulia”, Geometria e calcolo nell’architetura al tempo di Leonardo Fibonacci, (2002)
Liber Abaci (1210), Fibonacci